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Ecco la riforma delle pensioni che farebbe felici tutti

Con un colpo di spugna alle novità che hanno penalizzato i lavoratori dal 2012. ecco la riforma delle pensioni auspicabile.

Come si andrà in pensione nel 2024 è forse il quesito principale che molti lavoratori oggi si pongono. Naturalmente parliamo di chi oggi non riesce ad andare in pensione con le misure in vigore. Ma è un argomento che riguarda anche chi può avere questa possibilità subito, ma guarda al futuro per trovare magari qualcosa di meglio rispetto a ciò che oggi offre il sistema. Una delle misure che più ha lasciato nostalgici è senza dubbio la quota 100. Una misura che è durata solo 3 anni. Tra critiche e contestazioni, sulla misura sin è detto tutto e il contrario di tutto, salvo poi decidere di cessarla. E nel 2024 c’è chi gradirebbe riproporla, magari aprendo a delle piccole penalizzazioni che fanno comodo alla necessità di parsimonia dei conti pubblici. E allora la riforma delle pensioni o la cancellazione della riforma Fornero potrebbero partire proprio da quello che milioni di lavoratori vorrebbero.

Via dal lavoro nel 2024 con nuove quote e un ritorno al passato

Due indizi fanno una prova e questo detto non può non essere utilizzato per le pensioni oggi. Fino al 31 dicembre 2021 funzionava in Italia la quota 100. Una misura che consentiva il pensionamento a partire dai 62 anni di età con almeno 38 anni di contributi versati. Fu introdotta dal governo Conte uno. La misura era a forte trazione leghista, dal momento che fu varata insieme al reddito di cittadinanza come pegno che il Movimento 5 Stelle ha dovuto, forse, per far passare il sussidio. Dalla Lega la quota 100 fu individuata come misura atta a superare al riforma Fornero, insieme alla futura quota 41 per tutti. E allora perché non utilizzarla adesso proprio per una nuova riforma delle pensioni?

Riforma delle pensioni, quali le nuove quote?

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Numerosi lavoratori e numerosi nostri lettori sostengono che a 62 anni sarebbe una età equa per poter andare in pensione. E probabilmente anche in seno al governo la pensano così. Se è vero che hanno varato la quota 103 proprio a 62 anni un motivo ci sarà. A 62 anni poi, è l’età individuata per i discorsi che si fanno sulle nuove ipotetiche misure da varare ad anno nuovo. Con tagli lineari o con ricalcolo contributivo, ma molti vorrebbero la flessibilità a partire dai 62 anni di età. E noi qualche giorno fa avevamo parlato proprio di due vie per la riforma pensioni a 62 anni nel 2024 tra premi e tagli dell’8%. Introdurre di nuovo la quota 100 potrebbe essere la soluzione. Abbassando la carriera utile in misura inversamente proporzionale all’età anagrafica. Significa che oltre alla combinazione 62+38, sarebbero utili quelle 63+37, 64+36, 65+35 e 66+34. E la flessibilità sarebbe garantita. A quel punto potrebbe anche essere avallata la possibilità di scendere a 61 anni con 39 di contributi o a 60 anni con 41 di contributi. Magari imponendo piccole penalità in termini di assegno o varando un premio contributivo per chi resta al lavoro oltre la quota. Poi, chi invece arriva a 41 anni di contributi, potrebbe essere liberato da qualsiasi collegamento anagrafico. Proprio come quota 41 per tutti dovrebbe prevedere.