Licenziamento e denuncia per chi abusa della legge 104, lo prevede la legge

Mario nava
Quando può scattare il reato, quando si rischia la denuncia e quando si può perdere il posto di lavoro per abuso di permessi per la legge 104
Legge 104

I benefici della legge 104 per i lavoratori dipendenti sotto forma di permessi sono un diritto imprescindibile per chi ha parenti disabili bisognosi di assistenza. È un diritto del lavoratore sfruttare i permessi relativi alla legge 104, ma non bisogna abusarne. Infatti non è raro che arrivino segnalazioni di lavoratori che si assentano beneficiando dei permessi per assistere un familiare disabile, e invece vadano a fare shopping o in palestra, piuttosto che a fare una passeggiata con mogli e fidanzate. Queste situazioni, oltre che moralmente deplorevoli sono anche potenzialmente rischiose. Infatti si rischia in primo luogo il proprio posto di lavoro e poi anche una denuncia.

Licenziamento per abuso permessi legge 104

Chi si assenta dal porto di lavoro legittimamente perché beneficia dei permessi per la legge 104, non può andare ad esercitare altre attività che non siano quelle per cui il permesso è stato accordato e utilizzato, cioè la cura del familiare bisognoso di assistenza perché disabile. Se la condotta è questa allora il lavoratore rischia di perdere il posto di lavoro perché il datore di lavoro, qualunque esso sia e di qualunque settore lavorativo si tratti, è legittimato a poter licenziare il dipendente. Questo è ciò che sancisce la legge ed è l’orientamento che la stragrande maggioranza dei tribunali chiamati a dirimere situazioni del genere, adottano da anni.

Legge 104, permessi e regole di comportamento del lavoratore

Sfruttare i permessi retribuiti derivanti dai benefici della legge 104 per fare altro è un abuso. I tre giorni al mese di permessi retribuiti spettanti a lavoratori che hanno a che fare con le problematiche della disabilità di un proprio familiare sono probabilmente il vantaggio più sfruttato tra tutti i benefici che la legge 104 prevede. Non che si tratti del vantaggio più grande che la legge 104 prevede perché ci sono benefici fiscali e prestazioni assistenziali altrettanto importanti.

I permessi però sono largamente sfruttati da milioni di lavoratori per il solo fatto che sono tantissimi ad avere un genitore anziano e non autosufficiente da accudire.

Resta confermato il fatto che l’assenza dal lavoro può essere giustificata a condizione che essa sia nata solo per assistere davvero il familiare disabile o al massimo per recuperare quello che può essere considerato lo sforzo dovuto a tale attività. L’esempio di un lungo viaggio per portare ad una visita specialistica il genitore disabile è calzante per spiegare ciò che la legge e molti ermellini intendono per recupero dallo sforzo.

Infatti quando un lavoratore si assenta sfruttando i benefici della legge 104 non deve necessariamente dedicare tutta la giornata di permesso, all’assistenza del familiare disabile, perché basta che almeno in parte di questa giornata si sia materializzato il motivo per cui il permesso è stato richiesto. Quindi, accompagnare i proprio padre disabile dallo specialista è già di per sé un valido motivo giustificativo dell’assenza dal lavoro. La restante parte della giornata lavorativa il lavoratore in permesso può dedicarla a qualsiasi attività che a lui piaccia senza incorrere necessariamente nelle violazioni di cui sopra.

In tutte le altre circostanze, cioè quando il lavoratore si assenta grazie alla 104 ma per fare totalmente altro, siamo di fronte a un abuso del diritto, sfociando nel campo della violazione dei principi di correttezza e buona fede.

Un comportamento poco virtuoso nei confronti del datore di lavoro e anche dell’Inps, con una rilevanza che come detto può arrivare anche a sanzioni disciplinari. Il datore di lavoro che trova le prove che il proprio dipendente abbia abusato dei permessi può arrivare a licenziarlo in tronco. Ma non solo, perché il lavoratore che trasgredisce alle regole sui permessi, può essere suscettibile di denuncia per indebita fruizione di contributi statali.

Infatti non va dimenticato che qualsiasi beneficio che la legge 104 offre ai suoi percettori è a tutti gli effetti una prestazione assistenziale erogata dallo Stato. E per quanto riguarda la retribuzione durante i permessi per la legge 104, è l’Inps a pagarla, anche se il datore di lavoro materialmente anticipa le somme ai lavoratori per poi rifarsi con l’Inps a conguaglio tramite la compensazione dei contributi da versare. 

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