Nel 2024 in pensione a 62 o 63 anni ma con taglio di assegno

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Nel 2024 in pensione a 62 o 63 anni ma con taglio di assegno.
Pensioni: fino al 2025 bastano 62 anni o 37,10 di contributi, novità DL Lavoro

Pensione a 62 o 63 anni nel 2024, questa una delle opzioni per l’ipotizzata riforma delle pensioni. Anche se oggi appare probabile che si vada avanti ancora un anno con la quota 103, almeno stando agli scenari di cui parlano i più importanti organi di stampa italiani, le possibilità che si vada nella direzione della flessibilità in uscita non sono campate in aria. La riforma delle pensioni resta tutta da apparecchiare, ma non mancano le ipotesi su eventuali nuove misure pensionistiche da offrire ai lavoratori l’anno venturo. In modo tale magari, da superare una volta per tutte la riforma Fornero.


Nel 2024 in pensione a 62 o 63 anni ma con taglio di assegno


Se si parla di pensione a 62 anni di età, oppure a 63, con flessibilità in uscita, non si parla certo di novità assolute per ciò che concerne le ipotesi di riforma delle pensioni. A 62 anni di età è una proposta che potremmo definire un cavallo di battaglia dei sindacati. Ma 62 o 63 anni è anche l’oggetto di una vecchia proposta dell’ex ministro ed ex presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Cesare Damiano. Parliamo del celebre DDL 857. Il pericolo che nel 2024 torni in pieno vigore la Legge Fornero è lo scenario peggiore, quello che vede confermate alla fine del 2023 le scadenze di quota 103, opzione donna e Ape sociale. Senza queste tre misure di fatto per i lavoratori resterebbero attive solo le misure ordinarie collegate a doppio filo alla riforma Fornero.

Pensione con tagli? ecco come

Secondo i sindacati, ai lavoratori dovrebbe essere concessa l’opportunità di andare in pensione a partire dai 62 anni. E con solo 20 anni di contributi versati. Anche nella versione del DDL 857 l’età e la contribuzione più o meno sono le stesse. Ma si parla di tagli, una cosa che per i sindacati non dovrebbe esserci. Tagli di assegno ma non ricalcolo contributivo. A dire il vero tecnici ed esperti non trovano grandi differenze tra le due vie di penalizzazione di una pensione. Ma il taglio lineare sembra più indirizzato verso la flessibilità. Il lavoratore verrebbe messo nelle condizioni di scegliere più o meno l’importo della pensione da prendere in base alle sue esigenze. Una misura di questo genere infatti prevede un taglio del 2% o del 2,5% per ogni anno di anticipo di pensione rispetto ai 67 anni che resterebbe il tetto della pensione di vecchiaia ordinaria. Quindi, uscendo a 66 anni e non a 67, si perderebbe il 2 o il 2,5% della pensione. A 65 anni si passerebbe ad un taglio massimo del 5%, a 64 anni al 7,5% e così via. Nel 2024 in pensione a 62 o 63 anni ma con taglio di assegno quindi, ma a libera scelta del lavoratore.

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