Pensione a 62 anni, bonus stipendio e pensioni future, la guida

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Pensione a 62 anni, bonus stipendio e pensioni future, la guida
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Come prassi, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio, e quindi entro il 31 gennaio, i decreti attuativi di ogni singola misura saranno presto licenziati. Il decreto attuativo non è altro che l’atto attraverso cui un provvedimento vede i natali definitivamente. E questo accadrà anche per le pensioni e il Bonus che qualcuno chiama, erroneamente, Bonus Maroni. Lo sgravio contributivo con annesso incremento di stipendio come alternativa al pensionamento anticipato è una misura che ha affiancato immediatamente la quota 103. E il decreto attuativo è atteso anche per capire una volta per tutte se oltre alla quota 103, questo sgravio con bonus finirà per l’interessare altre misure pensionistiche e non solo la pensione per quotisti.

Pensione a 62 anni, bonus stipendio e pensioni future, sicuri di sapere tutto?

La pensione con quota 103 è la novità introdotta dal Governo Meloni quest’anno. Una misura che consentirebbe il pensionamento al contestuale completamento dei 62 anni di età e dei 41 anni di contributi versati. Ma se chi, nonostante completa questi requisiti, decide di restare al lavoro, può presentare una particolare richiesta al suo datore di lavoro. Infatti può chiedere che la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore che il datore di lavoro trattiene ogni mese sullo stipendio, venga bloccata in busta paga, finendo con il rappresentare parte integrante di un netto in busta più alto. E tutto con l’avallo dell’INPS e delle nuove normative cha hanno introdotto una misura che sembra simile al vecchio bonus Maroni che fino al 2007 funzionava più o meno così.

Come funziona il bonus stipendio, tutti i pro e i contro

Ogni mese un lavoratore destina il 33% dello stipendio lordo utile ai fini previdenziali, alla sua pensione. Si chiama nello specifico aliquota contributiva. Di questo 33%, il 9,19% è a carico del lavoratore, mentre il 23,81 è a carico del datore di lavoro. Chi evita di andare in pensione con quota 103 e resta in servizio, dietro espressa sua richiesta al datore di lavoro, può chiedere per tutti gli anni di lavoro fino al pensionamento di vecchiaia o anticipato, di prendere il 9,19% in più di stipendio. In pratica il lavoratore non verserebbe più il suo 9,19%, che restando in busta paga finirebbe con il generare uno stipendio maggiore.

Cosa ci perde il pensionato in futuro

Naturalmente ai fini pensionistici e quindi sulle pensioni future qualcosa si perde. Infatti così facendo alla pensione verrebbe destinato solo il 23,81% e non più il 33%. Pensione più bassa dunque. Il rapporto, in base ad alcuni studi è del 50%. In pratica sfruttando il Bonus ogni 10 euro in più di stipendio ogni mese, si perderebbero 5 euro di pensione per sempre. AL lavoratore comunque viene lasciata anche l’opzione di prendere il bonus sullo stipendio solo per un determinato periodo, chiedendo poi la revoca del bonus e il riordino delle trattenute contributive che tornerebbero al 33% tutto compreso.

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