Pensione a 72 anni, novità contro la carenza di posti di lavoro

Mario nava
esenzione ticket

In pensione a 67 anni con la pensione di vecchiaia, o a 64 anni con la pensione anticipata contributiva, o ancora, a 63 anni con l’Ape sociale. Sono alcune delle vie per un pensionamento che molti lavoratori auspicano. E sono vie possibili quest’anno, con un occhi al 2024, quando molti vorrebbero una riforma delle pensioni che anticipi l’uscita e la renda meno lontana nel tempo. Nel frattempo però ci sono settori dove la carenza di lavoratori impone scelte per certi versi poco condivisibili, e in qualche modo in controtendenza. Ma che invece appaiono inevitabili. Come il far restare al lavoro fino a 72 anni alcuni lavoratori.

La pensione a 71 anni di età per i contributivi, perché?

Andare in pensione a 71 anni di età può sembrare davvero una enormità visto che c’è chi reputa troppo elevata anche l’età pensionabile di vecchiaia a 67 anni. Fatto sta che a 71 anni è l’età di uscita della pensione di vecchiaia per i contributivi puri. Infatti ci sono dei lavoratori che avendo iniziato la carriera dopo il 1995, si trovano a dover completare, per la pensione di vecchiaia, sia i 67 anni di età che i 20 anni di contributi, ma anche una pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. E chi non centra questo terzo requisito, potrà andare a riposo solo a 71 anni.

La proposta a 72 anni da parte di fratelli d’Italia

Fratelli d’Italia. il partito del Capo del Governo Giorgia Meloni, ha presentato due emendamenti, ovvero due proposte di correzione e integrazione, del decreto Milleproroghe. In pratica, si propone di portare a 72 anni d’età, la pensione per i medici che vogliono restare in servizio. In modo tale da coprire la mancanza di medici nei nosocomi italiani. per i medici quindi, ok alla permanenza in servizio fino a 72 anni e fino al 31 dicembre 2026, i

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