Il tema della pensione minima garantita torna sotto i riflettori nel 2025, non come una nuova misura introdotta dalla Legge di Bilancio, ma come una realtà già esistente e strutturata nel nostro sistema previdenziale. Si tratta di un’integrazione riconosciuta dallo Stato per garantire ai pensionati un assegno non inferiore a un livello stabilito ogni anno. È un supporto economico fondamentale per chi, dopo anni di lavoro, percepisce una pensione troppo bassa per affrontare con dignità la vita quotidiana.
Per il 2025, l’importo dell’integrazione al trattamento minimo è pari a 603,40 euro al mese. Questo significa che, se la pensione liquidata è inferiore a tale importo e se si rispettano determinati requisiti, è possibile ottenere un’integrazione che porta l’assegno fino al minimo previsto.
Chi può accedere all’integrazione al trattamento minimo
Contrariamente a quanto diversi siti stanno scrivendo, non è necessario aver versato 40 anni di contributi per ottenere l’integrazione. Il vero elemento discriminante è il reddito complessivo del pensionato, individuale o familiare. Per il 2025, i limiti di reddito stabiliti per l’accesso all’integrazione sono di circa 15.688 euro l’anno per i singoli e 31.376 euro per i coniugati. Chi supera questi tetti non ha diritto all’aumento, anche se percepisce una pensione molto bassa.
Un altro requisito importante riguarda il sistema di calcolo della pensione. L’integrazione al minimo può essere riconosciuta solo a chi riceve una pensione calcolata almeno in parte con il sistema misto, ovvero una combinazione di metodo retributivo e contributivo. Coloro che hanno una pensione interamente calcolata con il sistema contributivo puro, invece, non possono accedere all’integrazione, in quanto la normativa non lo prevede.
Come richiedere l’integrazione e a cosa serve davvero
L’integrazione non viene riconosciuta in automatico: va presentata apposita domanda all’INPS, allegando la documentazione reddituale e tutte le informazioni necessarie a certificare i requisiti. È quindi fondamentale che il pensionato, o chi lo assiste, controlli con attenzione la propria posizione per non perdere un diritto potenzialmente prezioso.
La funzione sociale di questa misura è chiara: contrastare la povertà tra i pensionati, assicurando un reddito minimo di sopravvivenza. In un’epoca di forte instabilità economica e inflazione crescente, la pensione minima garantita resta uno degli strumenti più importanti per sostenere chi ha avuto carriere discontinue, retribuzioni basse o ha versato pochi contributi per motivi personali o familiari. Una tutela concreta, che affonda le radici in una normativa consolidata e che continua a svolgere un ruolo centrale per l’equità sociale.