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Pensioni badanti, le cose che molte non sanno

Diverse possibilità di pensione per le badanti, ecco la guida

Badanti, colf, baby sitter e via dicendo. Parliamo degli assistenti familiari, nuova definizione dei collaboratori domestici nata col rinnovo del contratto collettivo nel 2020. Sono lavoratori anche loro, con diritti e doveri.

E al termine della carriera hanno pure loro il diritto alla quiescenza, cioè ad andare in pensione. Ma come? Alla stregua degli altri lavoratori dipendenti, questo per grandi linee, perché molte lavoratrici del settore non sanno che esistono prestazioni anche con carriere corte o addirittura, senza alcun contributo versato. 

Pensioni badanti, come funzionano?


Il lavoratore dipendente del settore domestico, può lasciare il lavoro a 67 anni con la pensione di vecchiaia una volta raggiunto il limite dei 20 anni di contributi versati. Se invece raggiunge i 42,10 anni di contributi per gli uomini o i 41,10 anni di contributi per le donne, la pensione spetta senza limiti di età. 

E così pure per quota 41 precoci. Carriere lunghe e continue queste necessarie per le anticipate e per quota 41, che mal si sposano però col lavoro domestico, dove la continuità di impiego è in miraggio. 


Pensione badante con pochi anni di contributi, cosa serve?

I versamenti previdenziali per colf, badanti e così via, confluiscono nel Fondo pensioni dei lavoratori dipendenti (Fpld) dell’Inps.
Sovente, i contributi delle badanti sono pochi, a causa della discontinuità di assunzione e questo è in problema. Infatti anche se tra i lavori gravosi adatti all’Ape sociale c’è pure la badante, non è raro trovare soggetti che non arrivano alla quota minima dei 30 anni di versamenti.Il sistema però ha una misura di previdenza-assistenza che non necessita di contribuzione. 

Parliamo dell’assegno sociale, misura che si centra a 67 anni senza alcuna carriera contributiva da detenere. Una misura che viene incontro pure a chi non raggiunge i 20 anni si contribuzione minima per la pensione di vecchiaia. Bisogna però, non avere redditi elevati e soprattutto, continuare a risiedere in Italia anche dopo aver smesso di lavorare. Se la badante straniera che diventa, a 67 anni, beneficiaria dell’assegno sociale, torna a casa propria, nel suo Paese si origine, perde il diritto all’assegno. 

Se la badante in passato ha versamenti accreditati nella gestione separata, magari per periodi di lavoro retribuiti coi vecchi voucher, col libretto famiglia o a seguito di lavoro occasionale accessorio, si può pensionare a 67 anni col calcolo contributivo. Con soli 5 anni di contributi invece, o si aspettano i 71 anni di età quando non serve una pensione pari ad 1,5 volte l’assegno sociale per accedere alla quiescenza come prevede la pensione di vecchiaia per i contributivi puri, oppure si torna a casa propria. Bisogna in questo caso essere lavoratori extracomunitari rimpatriati per poter ottenere il trattamento con solo 5 anni di contributi versati. 

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