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Pensioni nati 1960, come recuperare 6 mesi di assegno subito o una pensione più alta nel tempo

Come saper scegliere la giusta pensione per i nati nel 1960, ecco differenze, calcoli e possibilità.

I nati nel 1960 sono coloro che nel 2024 compiono 64 anni di età. E per loro la pensione può essere un obiettivo più raggiungibile rispetto agli altri lavoratori. Perché come età, naturalmente in base alla contribuzione versata, si possono aprire due vie in più di pensionamento rispetto agli altri lavoratori. Infatti il nato nel 1960 che si trova con 41 anni di contributi da completare da qui a fine anno, può sfruttare sia l’Ape sociale che la quota 41 per i precoci. E adesso vedremo come.

Pensioni nati 1960, come recuperare 6 mesi di assegno subito o una pensione più alta nel tempo

Quota 41 per i precoci e l’Ape sociale sono due misure che nel 2024 possono essere appannaggio di soggetti nati nel 1960 con 41 anni di contributi versati. Questo perché dal primo gennaio 2024 le categorie a cui entrambe le misure si applicano sono diventate identiche. Nello specifico le due misure riguardano:

  • caregivers (soggetti che assistono un parente disabile con cui convivono);
  • disoccupati che hanno perso involontariamente il loro lavoro;
  • invalidi riconosciuti tali dalla commissione medica ASL;
  • addetti ai lavori gravosi (in una delle 15 categorie previste).

Le due misure sono molto diverse tra loro e chi può scegliere tra entrambe le misure, perché ha raggiunto l’età utile all’Ape sociale, fissata a 63 anni e 5 mesi e la carriera giusta per i precoci, fissata a 41 anni di contribuzione, deve valutare la convenienza all’una o all’altra misura. Perché come sempre, ci sono i pro e i contro in entrambe le vie.

Pensioni subito, ma con notevoli differenze tra le due soluzioni

Come si può andare in pensione se chi è nato nel 1960 ha raggiunto il diritto sia all’Ape sociale che alla quota 41 per i precoci? In linea di massima la quota 41 per i lavoratori precoci dovrebbe essere la soluzione di maggior vantaggio. Perché l’altra misura è una specie di indennità di accompagnamento alla pensione che si prende solo fino al completamento dei 67 anni di età per la pensione di vecchiaia. Eppure, ci sono dei vantaggi anche sfruttando quest’ultima misura rispetto alla precedente. Per l’Ape sociale servono 30 anni di contributi in qualità di caregivers, invalidi o disoccupati e 36 anni di contributi come lavoro gravoso. Ma bisogna arrivare a 63 anni e 5 mesi di età. Per la quota 41 invece non ci sono vincoli di età. Basta completare 41 anni di versamenti, di cui uno versato prima dei 19 anni. Chi esce con la quota 41 per i precoci deve aspettare una finestra di 3 mesi per la decorrenza del trattamento. Quindi, 3 mesi dopo aver completato i 41 anni di contribuzione. Con l’Ape sociale invece la finestra non c’è. Quindi, in pensiona dal primo giorno del mese successivo al completamento dei 63,5 anni di età. E se il richiedente è un disoccupato, per la quota 41 bisogna aspettare 3 mesi dall’ultima Naspi percepita prima di fare domanda di pensione. Con l’Ape sociale invece si può prendere il trattamento pensionistico già dal mese successivo a quello di incasso dell’ultima rata di Naspi.

Ecco alcune differenze da non sottovalutare tra Ape sociale e quota 41 precoci

Però va detto che l’APE sociale non può arrivare a superare i 1.500 euro al mese. E questo vincolo dura fino ai 67 anni di età. Quindi, chi ha diritto ad un trattamento maggiore con l’Ape perde soldi ogni mese fino a quando non completa il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia. Sempre l’Ape sociale non dà diritto agli assegni familiari per chi ha un coniuge a carico per esempio. La quota 41 invece non ha di questi limiti, sia di importo che di corresponsione dei trattamenti di famiglia. Ma ciò che forse è più pesante da sopportare è che l’Ape sociale a differenza della quota 41 per i precoci non prevede la tredicesima. Dai 64 ai 67 anni quindi, un lavoratore perderebbe la tredicesima mensilità. Sono tre mesi di pensione in meno. Infine, la cifra che prende un pensionato con l’Ape sociale rimane la stessa per tutti gli anni di incasso del trattamento. Nessuna indicizzazione al tasso di inflazione viene prevista per la misura. Invece con la quota 41 il meccanismo della perequazione si applica.

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