Chi si può collegare al sito dell’INPS e nel motore di ricerca dello stesso sito inserisce la dicitura pensione anticipata si troverà tra le schede disponibili quella sulla quiescenza anticipata ordinaria. Parliamo della scheda destinata alle pensioni che prima del 2012, cioè prima che nel sistema entrasse in vigore la riforma Fornero, si chiamavano pensioni di anzianità.
Un termine che segnava il pensionamento con il numero massimo di anni di contributi da versare che, una volta raggiunto permetteva di andare a riposo senza badare all’età anagrafica raggiunta. Una misura ordinaria quindi, perché alternativa alla pensione di vecchiaia che invece era la misura che si prendeva per raggiunto limite anagrafico. Oggi come detto è cambiato il termine.
E da pensioni di anzianità si è passati alle pensioni anticipate. Con requisiti diversi. Ma soprattutto, con di fianco una versione alternativa di questa pensione. Che riguarda solo alcuni contribuenti.
Pensioni anticipate: due diverse strade a 64 anni o prima
Sulle pensioni anticipate in quanto tali e nel vero senso della parola c’è davvero poco da dire. La misura è molto nota a tutti e non ha particolari cose da spiegare.
Si esce dal lavoro una volta raggiunto il tetto contributivo previsto, prendendo però il primo trattamento non più come una volta, cioè dal primo giorno del mese successivo a quello del raggiungimento dei requisiti. Ma si prende dopo un’attesa di tre mesi di finestra.
La pensione anticipata ordinaria è valida anche nel 2025 e si perde, nel caso degli uomini, una volta raggiunti almeno i 42,10 anni di contributi versati. Per le donne c’è un anno in meno di contributi e quindi basta arrivare almeno a 41,10 anni di contributi versati.
Per tutti vale la regola della finestra trimestrale. E per tutti servono 35 anni di contributi effettivi. In pratica, servono 35 anni senza considerare minimamente i contributi figurativi per eventuali periodi di carriera passati con malattie, infortuni o disoccupazione indennizzati.
Il calcolo della pensione e come funziona per le due versioni di pensione anticipata
La pensione anticipata prima citata non ha problemi di penalizzazioni di assegno, di calcolo della prestazione con tagli e roba simile. Infatti si adotta il cosiddetto calcolo misto della pensione.
Per chi ha meno di 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995, la formula è la solita. In pratica per i periodi fino al 31 dicembre 1995 si applica il calcolo retributivo che notoriamente è migliore. Per i periodi successivi al 31 dicembre 1995 invece si applica il calcolo contributivo.
Se invece i contributi versati al 31 dicembre 1995 sono 18 anni o anche più il calcolo retributivo si applica per tutti i periodi al 31 dicembre 2011 e solo per quelli successivi c’è il calcolo contributivo.
Calcolo contributivo che invece si applica alla seconda versione di pensione anticipata prevista adesso e i cui requisiti sono elencati nel sito dell’INPS. Parliamo della pensione anticipata contributiva.
Questa misura si centra con almeno 64 anni di età ed almeno 20 anni di versamenti. Ma soprattutto c’è anche da soddisfare il terzo requisito che è quello dell’importo della pensione.
Nello specifico una pensione minima pari a 3 volte l’assegno sociale per tutti gli uomini e per le sole donne senza figli avuti. Per quelle con un figlio una pensione minima pari a 2,8 volte l’assegno sociale e con più figli una pensione minima pari a 2,6 volte l’assegno sociale.