Quota 41 per tutti 2023, la verità e cosa cambia nel sistema

Mario nava
In arrivo la quota 41 per tutti, o almeno questo ciò che molti pensano di fare.
pensioni

Andare in pensione una volta completati 41 anni di contributi versati è sicuramente uno degli obiettivi che alcuni partiti politici, i sindacati e molti lavoratori vorrebbero centrare nel 2023. Ed è un obiettivo, non certo facile da raggiungere, ma che non appare impossibile, soprattutto dopo le dichiarazioni di alcuni esponenti politici. Per esempio ultima in ordine di tempo una dichiarazione di Claudio Durigon, noto esponente della Lega e tra i più fermi sostenitori proprio di quota 41 per tutti.

Da gennaio quota 41 per tutti

Che la Lega sia un partito che ha nella quota 41 per tutti un suo cavallo di battaglia è noto da tempo. Ma questa misura è un cavallo di battaglia pure dei sindacati. Tant’è vero che la Lega e i sindacati si sono fatti sempre sponda su quella misura che anche molti lavoratori sperano entri una volta per tutte nel sistema previdenziale italiano. “Quota 41 si fa subito e senza limiti di età”, sarebbero queste le ultime esternazioni di Claudio Durigon, rappresentante leghista è noto sponsor di questa misura. Come riporta il quotidiano Il Tempo, la Lega è quindi il centrodestra punterebbero forte sul varo di quella misura che fin dalle origini del primo governo giallo-verde era la misura che avrebbe dato continuità ad una riforma nata con la quota 100.

Perché la quota 41 per tutti secondo la Lega

Una quota 41 per tutti 2023 è ciò che si intende fare nel sistema previdenziale. Una misura molto onerosa per le casse dello Stato (1,3 miliardi all’anno secondo gli analisti della CGIL). Ed è proprio sui costi per l’INPS che la misura appare improponibile a molti. Ma i fautori di questa misura sostengono che il costo, evidentemente elevato nella quota 41 per tutti, finirebbe con l’essere un vantaggio per l’intero sistema previdenziale e lavorativo. Infatti dal momento che le aziende ormai viaggiano tutte verso la modernità e la tecnologia, mandare a riposo prima i lavoratori potrebbe consentire alle aziende stesse di dotarsi di nuovo personale più giovane e più propenso alle nuove modalità lavorative. Infatti molti sostengono che andare a riqualificare i vecchi lavoratori, ormai prossimi alla pensione è sicuramente over 60, sia deleterio anche come costi. Meglio andare sui giovani quindi. Anche perché un lavoratore giovane appena immesso in azienda costa anche di meno di un lavoratore che è prossimo all’uscita. In pratica una misura del genere favorirebbe anche il mondo del lavoro consentendo alle aziende risparmi e miglioramenti delle attività produttive e l’auspicato ricambio generazionale.

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