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Reddito di cittadinanza ridotto anche a chi non può lavorare

La riduzione a soli 8 mesi di reddito di cittadinanza per determinate categorie di lavoratori è una delle novità che più impauriscono i percettori del sussidio ed è una delle novità che ormai sembrano praticamente certe di venire introdotte nel sistema. Si tratta del preludio alla cessazione definitiva della misura a partire dal primo gennaio 2024. La decisione ormai è stata presa anche perché il governo avrebbe intenzione di sostituire il reddito di cittadinanza con altre misure simili. Nel frattempo, nel 2023 la misura non sarà fruibile a 360 gradi da tutti i potenziali beneficiari. In arrivo un taglio di 4 mesi che però adesso rischia di diventare più vasto di quanto si poteva pensare inizialmente. C’è il concreto rischio di arrivare ad un reddito di cittadinanza ridotto anche a chi non può lavorare.

Le novità sul reddito di cittadinanza in sintesi

Per tutto il 2023 e per tutti i 12 mesi dell’anno il reddito di cittadinanza spetterà alle famiglie che hanno al loro interno i cosiddetti fragili. Si tratta di minorenni, invalidi o persone oltre i 60 anni di età. Per tutti gli altri soggetti che beneficiano del reddito di cittadinanza, poiché attivabili al lavoro, il sussidio verrà ridotto a soli 8 mesi. Si parla naturalmente di soggetti che hanno i requisiti utili al sussidio e che saranno confermati nel 2023 tramite l’aggiornamento dell’Isee. Detto ciò, è evidente che il taglio del sussidio riguarderà soprattutto quelli che per età e condizioni familiari e di salute, potrebbero lavorare. Ma come dicevamo, in base a ciò che si evince dalle novità di cui si parla adesso, il reddito di cittadinanza ridotto anche a chi non può lavorare è più di una eventualità. A tal punto che qualcuno al governo chiede di correggere il tiro e di chiarire alcuni aspetti di quello che si dovrà fare nel 2023 per percepire il sussidio.

Reddito di cittadinanza ridotto anche a chi non può lavorare, ecco il clamoroso effetto delle novità del sussidio

Se appare chiaro che over 60, invalidi, minorenni e loro nucleo familiare non corrono rischi immediati di taglio del reddito di cittadinanza, diverso è il caso di quei nuclei familiari composti da soggetti di età compresa tra i 18 ed i 59 anni. Sono i soggetti che evidentemente secondo i legislatori, avendo lo status di attivabili al lavoro, dovrebbero iniziare a guardare al mondo del lavoro, con corsi di formazione e soluzioni che li portino fuori dall’assistenzialismo. Il problema che adesso è emerso, riguarda il taglio del sussidio per alcuni di loro. E c’è il concreto rischio di reddito di cittadinanza ridotto anche a chi non può lavorare.

Il problema di chi non è tenuto al patto di servizio

Esistono tra gli attuali beneficiari del reddito di cittadinanza soggetti che si trovano nelle condizioni di essere di età compresa tra i 18 ed i 59 anni. Ma non attivabili al lavoro. E non perché sono invalidi o appartengono a famiglie con minorenni o over 60 al loro interno. Ci sono studenti universitari per esempio. Oppure soggetti alle prese con tirocini di formazione o corsi di riqualificazione. Sono beneficiari del sussidio che non essendo tenuti alla sottoscrizione del patto di servizio, non possono ricevere chiamate ai servizi di pubblica utilità. E non possono ricevere offerte di lavoro. Ma allo stato attuale delle cose, sono soggetti che rischiano comunque il taglio. Non rientrando nel target di fragile che il governo ha intenzione di adottare, per loro il rischio di prenderlo per 8 mesi soltanto è elevato.

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