Esiste ancora la possibilità di pensione a 62 anni o con 37,10 di contributi con i contratti di espansione? Ecco la risposta e gli strumenti. Esiste ancora la possibilità di pensione a 62 anni o con 37,10 di contributi con i contratti di espansione? Ecco la risposta e gli strumenti.

Riforma delle pensioni con combinazione 64+25, cos’è?

C’è una proposta di riforma delle pensioni che più di altre potrebbe segnare una autentica rivoluzione del sistema previdenziale. Perché per esempio, la quota 41 per tutti non è una misura che cambierebbe di molto il sistema. Invece con una riforma delle pensioni con combinazione 64+25 le cose cambierebbero radicalmente. Ma di cosa si tratta?

Riforma delle pensioni con combinazione 64+25, cos’è?

Una misura capace di fare diventare flessibile il sistema, consentendo ai laboratori di poter lasciare il lavoro prima rispetto ad oggi, ma a loro scelta. Questa sarebbe la strada utile a ritornare davvero il sistema. Perché invece la quota 41 per tutti non introduce sostanziali novità rispetto ad oggi. Soprattutto per come sembra si intende varare questa misura.
Infatti potrebbe nascere una quota 41 per tutti contributiva. Alla pari di come funziona oggi la quota 103. E addirittura c’è chi vorrebbe una quota 41 per tutti, ma col vincolo dei 12 mesi di versamenti antecedenti il compimento dei 19 anni di età. Proprio come funziona oggi la quota 41 per i precoci.

La nuova pensione di quota 41, ma novità poche rispetto ad oggi

Di fatto cosa cambierebbe? Che verrebbero aperte le porte della pensione a quanti oggi non rientrano tra i beneficiari della misura per i prec in un
oci, perché non sono caregivers, invalidi, disoccupati o addetti ai lavori gravosi. Oppure si aprirebbero le porte per chi si trova a non aver raggiunto i 62 anni di età utili alla quota 103. Piccole modifiche, non cambiamenti radicali.

Che invece sarebbero introdotti con una riforma delle pensioni con combinazione 64+25.
I capisaldi della misura sarebbero i seguenti:

  • Età anagrafica tra i 64 ed i 72 anni;
  • Almeno 25 anni di contributi versati.

La pensione però dovrebbe prevedere due variabili. Perché chi esce prima dovrebbe essere assoggettato ad una penalizzazione di assegno. Si parte dai 67 anni di limite. Ogni anno di anticipo dovrebbe essere penalizzato con un taglio tra il 3% e il 3,5% rispetto all’uscita ordinaria a 67 anni. E per chi rimanda a dopo l’uscita, fino a 72 anni, godrebbe di vantaggi. Con una pensione che potrebbe essere più ricca. Probabilmente aggiornando in meglio i coefficienti di trasformazione dei contributi in pensione.