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Calcolo pensioni, ecco perchè per invalidi e gravosi il contributivo non è equo

Non sempre il calcolo contributivo restituisce una pensione equa. Nel caso di gravosi, usuranti e invalidi non lo fa.

Quando si parla di calcolo delle pensioni, vige il falso mito dell’equità del calcolo contributivo. Ma questo non è affatto equo quando si parla di invalidi e lavoratori gravosi.

Perchè il sistema di calcolo contributivo è considerato più equo? Si tratta di un sistema di calcolo che restituisce di pensione una percentuale di quanto effettivamente versato. E proprio per questo motivo è stato inserito anche un meccanismo che adegua l’età pensionabile e i requisiti per accedere alla pensione all’aspettativa di vita dei cittadini.

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Il calcolo contributivo è equo, ma non per tutti

Il calcolo contributivo, quindi, mira a restituire durante gli anni della pensione al lavoratore quanto ha versato mentre lavorava come contributi.

Facciamo un esempio, un lavoratore ha uno stipendio di 1.000 euro e versa 330 euro al mese di contributi per 13 mesi l’anno. Il lavoratore versa 4.290 euro di contributi ogni anno e se lavora per 40 anni accumula un montante contributivo di 171.600 euro. Questo importo, prima del calcolo della pensione, ovviamente viene rivalutato, ma noi per facilità di calcolo non lo facciamo.

Supponiamo che il lavoratore vada in pensione a 67 anni, applicando il coefficiente di trasformazione dei 67 anni (5,723%) gli spetterà una pensione mensile di 755 euro al mese per 13 mesi per una pensione annuale di 9.820 euro.

Con una pensione di questo importo il pensionato di paga la pensione per circa 17 anni e mezzo (fino a 84 anni e mezzo circa). Se il pensionato prende la pensione per un periodo più lungo diventa un costo per l’Inps e proprio per questo motivo l’aspettativa di vita influisce anche sui coefficienti di trasformazione per fare in modo che con il proprio montante contributivo ogni pensionato riesca a pagare la propria pensione.

Ovviamente il sistema contributivo risulta equo per chi riesce a percepire tutta le pensione che gli spetta, ma se viene a mancare prima, ovviamente, ha perso parte dei contributi versati.

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Per invalidi, gravosi e usuranti il sistema contributivo non è equo

Ci sono categorie di cittadini, però, che hanno in teoria un’aspettativa di vita minore per patologie o per tipologia di lavoro svolto. L’esempio che si può portare è quello dei lavoratori gravosi e usuranti ai quali l’aspettativa di vita è ridotta proprio dal mestiere svolto. Lo stesso si può dire degli invalidi che, nella maggior parte dei casi, a causa della patologia invalidante hanno un’aspettativa di vita inferiore.

In questi casi il calcolo contributivo non è equo perché, si sa già in partenza che l’aspettativa di vita è minore. Queste pensioni, di fatto, andrebbero concesse con un certo anticipo o calcolandole con un coefficiente di trasformazione maggiore per fare in modo che i lavoratori possano godere dell’intero montante contributivo.