Riforma delle pensioni: ecco perché si farà e cosa offrirà

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Ma davvero la riforma delle pensioni salta per le scarse nascite in Italia? ecco la risposta ai dubbi dei lavoratori.
pensioni anticipate

La stragrande maggioranza dei siti e dei quotidiani di ieri e di oggi parlano di riforma delle pensioni impossibile perché addirittura dal Ministero dell’Economia e delle Finanze mettono in risalto delle difficoltà contingenti che non solo minano la riforma nel 2024, ma la minano anche per gli anni a venire.

Tutto nasce dalle parole di Giancarlo Giorgetti, titolare del MEF che ha affrontato l’argomento da un punto di vista forse mai affrontato prima perché sottovalutato.

Riforma delle pensioni impossibile per via delle scarse nascite in Italia

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Al meeting di Rimini il titolare del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il leghista Giancarlo Giorgetti non ha usato mezzi termini nel sottolineare come c’è una evidente difficoltà a varare la riforma delle pensioni non solo adesso che bisogna completare la Legge di Bilancio, ma anche per gli anni futuri. Il governo come si sa sembra aver spostato l’attenzione ad una futura riforma delle pensioni alla fine dei 5 anni di legislatura.

Giorgetti invece fa capire che di riforma delle pensioni non se ne parlerà proprio e per via di un semplice motivo che è anche un annoso problema italiano e cioè le scarse nascite. “Il tema della natalità è un tema fondamentale: non c’è nessuna riforma previdenziale che tenga nel medio-lungo periodo con i numeri della natalità che abbiamo oggi in questo paese”, queste sono state le parole di Giorgetti alla kermesse riminese.

Tradotto in termini pratici se le nascite sono troppo basse, la popolazione invecchia sempre di più e saranno sempre di più i pensionati rispetto ai lavoratori, con un sistema italiano basato sul fatto che le pensioni degli anziani le pagano i giovani versando contributi perché lavorano.

La riforma delle pensioni invece si farà, perché ci sono indizi che lo confermano

Noi di Pensioni e Fisco invece andiamo in controtendenza e spegniamo sul nascere i facili allarmismi che potrebbero nascere dalle parole di Gorgetti, soprattutto da come vengono interpretate dalla maggior parte della stampa e dei siti di informazione. Se è vero che adesso il reddito di cittadinanza viene sensibilmente ridotto, e se è vero che il governo considera gli over 60 come potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza, non si può non considerare questi soggetti come meritevoli della loro pensione.

In effetti a 60 anni un soggetto che ha 20 anni di contributi dovrebbe poter andare in pensione e non chiedere una mano allo Stato sotto forma di reddito di cittadinanza. Dare a questo soggetto 500 euro di sussidio, o dargli 500 euro di pensione, per le casse dello Stato rappresenta lo stesso genere di esborso. Pertanto la riforma delle pensioni partendo da questo concetto può essere tranquillamente sostenibile.

Senza considerare che se un soggetto di trova a 61/62 anni senza lavoro, ma perfino con 40 anni di contributi, non potrebbe lo stesso andare in pensione, ed anche in questo caso il disoccupato rischia di dover chiedere aiuto allo Stato nonostante può vantare una carriera di 40 anni di contributi. Una assurdità vera che una quota 41 per tutti o una pensione flessibile a partire dai 62 anni di età risolverebbe.

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