Riforma delle pensioni, ma quale? uscite da 64 anni o addirittura a 62

mazzarella
Pensione usuranti e gravosi anche in futuro, ma con un vantaggio sulla flessibilità dai 62 anni.
Pensione a 62 anni


Per superare la legge Fornero mettere mano al sistema pensionistico italiano è obbligatorio. Tradotto in termini pratici, serve una vera e propria nuova riforma delle pensioni. Misure come la quota 100, o le altre quote 102 e 103, oppure misure limitate quali l’Ape sociale, opzione donna e così via dicendo, non sono servite per superare la riforma Fornero introdotta nel 2012. Per correggere le storture del sistema, servono nuove misure, meglio se flessibili, in maniera tale da lasciare ai lavoratori la scelta sul come andare in pensione. Ma la flessibilità passa per forza di cose da alcune penalizzazioni di assegno. E molto cambia in base all’età a partire dalla quale la misura flessibile di pensionamento parte. Che siano i tanto parlati 62 anni di età o i 63 o ancora i 64.

Misure di pensione anticipata, la nuova riforma dalla flessibilità ai lavori pesanti


La differenza tra lavoro gravoso e lavoro non gravoso potrebbe essere una prima discriminante da cui partire per varare finalmente una vera riforma delle pensioni. Già misure quali l’Ape sociale e la quota 41 per i precoci, oppure come lo scivolo usuranti, hanno rappresentato misure di pensionamento anticipato appannaggio di chi per lavoro svolgeva una attività logorante. Ma una ipotetica misura di pensionamento flessibile a 62 anni o poco più, non può essere limitata solo a chi svolge mansioni pesanti. Altrimenti si corre il rischio di ripetere pari pari gli errori del passato, con quelle misure tampone di cui parlavamo prima. Le novità devono essere per tutti, magari utilizzando il calcolo dell’assegno e le penalizzazioni come discriminante tra categorie di lavoratori.

Penalizzati tutti, tranne quelli che svolgono lavori gravosi o usuranti

pensioni 2024

Se per chi svolge lavori usuranti, o quelli gravosi, negli ultimi anni sono comparse delle misure particolari e vantaggiose loro destinate, adesso si potrebbe passare a regole di calcolo vantaggiose e particolari. Qualcuno propone una misura flessibile a partire dai 62 anni, con 20 anni di contributi. Le penalizzazioni sarebbero nell’ordine di un ricalcolo contributivo della prestazione, o di un taglio lineare di assegno in base agli anni di anticipo rispetto all’età pensionabile vigente (67 anni, ndr). Ma chi svolge lavori gravosi o usuranti, potrebbe essere salvaguardato, godendo della pensione piena teoricamente spettante alla data di anticipo. Una ipotesi al momento, ma è pur sempre una base di partenza per cui si potrebbe lavorare. Solo i nuovi incontri tra governo e sindacati e la legge di Bilancio daranno risposte in questo senso.

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