Riforma pensioni 2024: cosa cambierà per i lavoratori? le ultime ipotesi

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Ecco le ultime indiscrezioni sulla riforma delle pensioni del governo Meloni.
Riforma pensioni


Il governo Meloni punta a superare la legge Fornero e introdurre Quota 41 secca entro il 2026. Perché si è passati dal varo della Quota 41 già nel 2024, ad un programma entro la fine della legislatura.
La riforma pensioni 2024 resta uno dei principali obiettivi del governo Meloni. E la Quota 41 è una misura che permetterebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Ma cosa cambierebbe in concreto per i lavoratori?

Favorire il pensionamento anticipato

pensioni


Nel 2023, in attesa della riforma strutturale, il governo Meloni ha introdotto Quota 103, che consente di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età. In pratica, una quota 41 per tutti quelli che hanno già compiuto 62 anni di età. Si tratta di una soluzione di compromesso che è servita per prendere tempo e che probabilmente resterà attiva anche nel 2024. Proprio per arrivare alla fine della legislatura e varare la vera quota 41, che cancellerebbe il requisito anagrafico dei 62 anni lasciando la misura fruibile per la generalità dei lavoratori.

Le altre ipotesi sul tavolo, il ritorno alla Quota 102, una nuova Quota 104 e Opzione donna pulita dai vincoli


Una ipotesi di nuova misura per il 2024 è la Quota 102, che prevederebbe il pensionamento con 61 anni di età e 41 anni di contributi. Una modifica leggera rispetto a Quota 103. Scenderebbe di un anno il limite anagrafico. Se invece la scelta sarà per un abbattimento ulteriore della spesa pubblica, allora ecco la Quota 104, che richiederebbe 63 anni di età e 41 anni di contributi. Inoltre, il governo Meloni dovrebbe prorogare di ulteriori 12 mesi l’Ape sociale e l’Opzione donna, due strumenti di prepensionamento per le categorie più deboli e per le lavoratrici con almeno 58 anni di età e 35 anni di contributi. Perché se l’Ape sociale potrebbe essere confermata in maniera identica ad oggi, per Opzione donna c’è da eliminare il vincolo che vuole la misura collegata ai figli avuti e destinata solo a licenziate, addette assunte da aziende in crisi, invalide e con invalidi da assistere.

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