Riforma pensioni anticipata a 63 anni

mazzarella
Ecco una nuova riforma delle pensioni, tutti a riposo, a libera scelta, a partire dai 63 anni di età.
riforma delle pensioni.

Oggi a 63 anni di età si va in pensione con una specie di reddito ponte che accompagna il lavoratore alla propria pensione di vecchiaia. L’anticipo pensionistico sociale, così si chiama questa misura meglio nota come APE. Siamo di fronte ad una misura che anche se viene reputata previdenziale, di fatto è uno strumento assistenziale che porta il pensionato a raggiungere l’età per la pensione di vecchiaia godendo di una rendita mensile.. Oggi la misura parte dai 63,5 anni di età. Ma 63 anni di età potrebbe essere quella giusta per introdurre nel sistema una misura flessibile che di fatto contribuirebbe al completamento della riforma previdenziale di cui da tempo si parla.

Riforma pensioni anticipata a 63 anni

L’età di 63 anni è stata oggetto anche di una vecchia proposta dell’allora presidente della commissione lavoro della camera Cesare Damiano. L’ex ministro è rappresentante del PD infatti aveva pensato ad una misura di pensionamento flessibile a partire dai 63 anni di età con dei tagli lineari di assegno tanto più pesanti quando prima si esce al lavoro. In pratica, partendo a ritroso dai 67 anni di età utili alla pensione di vecchiaia, il lavoratore doveva calcolare l’entità del taglio di assegno, in misura percentuale. Sempre a 63 anni o addirittura a 62 anni, dall’INPS e dall’allora numero uno dell’Istituto Pasquale Tridico partì una proposta di pensione in quota. Una misura che a partire dall’età prescelta, sia stata quella di 63 anni o di 62 anni, liquidava una prestazione calcolata solo per quota contributiva. Per poi passare, a 67 anni, alla liquidazione intera, e quindi, con la quota retributiva prima negata all’atto dell’anticipo.

Il taglio lineare al posto del ricalcolo contributivo

È evidente che 63 anni di età potrebbe essere reputata quella giusta per poter arrivare finalmente al pensionamento anticipato flessibile. Perché se spesso entra dentro dei discorsi collegati alla riforma delle pensioni, inevitabile che probabilmente 63 anni può essere considerata l’età di uscita giusta. Una via di mezzo tra le due proposte sarebbe proprio questa e cioè di consentire il pensionamento anticipato ai lavoratori con un taglio di assegno in base agli anni di anticipo. Niente ricalcolo contributivo, ma solo un taglio lineare per anno di anticipo, ma non perenne. Un taglio tra il 3 ed il 4% che significherebbe, per chi avrebbe diritto ad una pensione di 1.500 euro al mese, perdere 240 euro al mese uscendo a 63 anni. E così andrebbe avanti fino ai 67 anni, quando la sua pensione tornerebbe ad essere quella spettante, ossia da 1.500 euro al mese.

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