Nel panorama delle pensioni italiane si continua a parlare di riforma previdenziale, ma mentre molte delle cosiddette “quote” introdotte negli ultimi anni sembrano destinate a essere superate o profondamente riviste, una sola certezza rimane: la pensione di vecchiaia. Non a caso si comincia a sentir parlare sempre più spesso di Quota 87, un termine che, di fatto, non introduce una nuova misura, ma è semplicemente un modo alternativo per indicare l’attuale pensione di vecchiaia, che richiede 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi.
Quota 87, infatti, non è una nuova scorciatoia per lasciare il lavoro prima del tempo, come furono Quota 100 o Quota 103. Si tratta solo di un’etichetta numerica, frutto della somma tra l’età anagrafica (67) e gli anni minimi di contribuzione (20), che già da anni costituisce il requisito standard per l’uscita dal mondo del lavoro senza penalizzazioni sull’assegno pensionistico.
Quota 87: nessuna novità, ma una certezza
In un contesto in cui tutte le forme di pensionamento anticipato sono oggetto di revisione o cancellazione, la cosiddetta Quota 87 potrebbe rimanere l’unica vera ancora di salvezza per molti lavoratori, soprattutto per chi ha avuto una carriera discontinua o ha iniziato a lavorare tardi.
La pensione di vecchiaia è oggi accessibile:
- al compimento dei 67 anni di età (salvo futuri adeguamenti all’aspettativa di vita);
- con almeno 20 anni di contributi versati, anche non continuativi;
- a condizione, nel sistema contributivo puro, che l’importo maturato sia almeno 1,5 volte l’assegno sociale (pari a circa 754 euro mensili nel 2025).
Chi non raggiunge questa soglia reddituale, pur avendo i requisiti anagrafici e contributivi, può essere costretto ad attendere i 71 anni per poter accedere alla pensione, sempre se in possesso di almeno 5 anni di contributi “effettivi”.
Addio alle quote “anticipate”?
Se Quota 87 diventerà davvero l’unica via standard per l’uscita dal lavoro, significherà dire addio a Quota 103, Quota 41 per tutti, Opzione Donna e simili. Tutte misure che, sebbene abbiano offerto flessibilità, sono state spesso temporanee, onerose per lo Stato e riservate a platee ristrette.
Il messaggio che sembra emergere dal Governo è chiaro: la flessibilità avrà un prezzo e non sarà più generalizzata. Chi non rientra in categorie protette o non ha carriere ultra-lunghe, dovrà fare i conti con Quota 87 come unico punto fermo per il pensionamento senza penalizzazioni.
Quota 87 non è altro che il nome “nuovo” della pensione di vecchiaia ordinaria. Ma il fatto che se ne parli tanto lascia intuire che, in un futuro non troppo lontano, potrebbe rappresentare l’unico strumento universale per andare in pensione in modo “pieno”, senza decurtazioni sull’assegno. Comprendere come funziona, quindi, è fondamentale per chi si avvicina all’età della pensione.