Riforma pensioni, non tutti i lavori devono essere considerati uguali

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Nella riforma previdenziale prende corpo la possibilità di differenziare le possibilità in base al lavoro svolto.
riforma pensione

Con l’avvicinarsi della scadenza della quota 100, a cui ricordiamo essere rimasto meno di un anno di vita, si fa sempre più pressante l’esigenza di una riforma pensioni che porti nuove misure di flessibilità dall’inizio del 2022.

Alla fine del 2021, infatti, non scadrà soltanto la quota 100, ma anche l’Ape sociale e l’opzione donna . Da tenere presente che alla fine del 2021 diremo addio anche ad altre due misure che hanno agevolato il pensionamento a partire dal 2019, ovvero il riscatto laurea agevolato e la pace contributiva.

Riforma pensioni: si pensa alla differenziazione

A parlare della possibile misura che potrebbe essere introdotta nel 2022 sono due economisti, Maurizio Franzini e Michele Raitano, che considerano l’introduzione di una quota 102 irrilevante. Secondo i due economisti, infatti, “ciò che occorre – naturalmente tenendo conto dei vincoli di bilancio – è una dose ragionevole di flessibilità, di qualità migliore di tante altre flessibilità così spesso invocate, dato che potrebbe consentire risultati migliori sotto il profilo sia dell’equità, sia dell’efficienza. Infatti, appare equo consentire di accedere alla pensione in età più giovane a chi ha svolto lavori gravosi oppure ha o ha avuto problemi occupazionali o di salute”.

Dello stesso avviso sembra essere anche Anna Maria Furlan, segretaria della CISL, che chiedo un confronto sulle proposte relative allo sblocco dei licenziamenti, anche se parziale. Ma la Furlan chiede anche di portare avanti il tavolo di confronto avviato nel 2020 sulla riforma pensioni.

“Aspettiamo si apra una discussione seria che tenga presente un fattore fondamentale: non tutti i lavori e non tutti i lavoratori sono uguali. La flessibilità in uscita garantisce equità. Discutiamone, assieme al grande tema di come assicurare pensioni dignitose ai giovani, e decidiamo insieme” spiega la segretaria generale.

La volontà, quindi, sembra quella di affrontare in tempi brevi la questione post quota 100 cercando una soluzione che garantisca al futuro pensionistico sia equità ch flessibilità tenendo conto, anche, dei lavori svolti dai futuri pensionati.

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