tredicesima tredicesima

Se chiedi le rate delle cartelle esattoriali spesso commetti un errore grave

Chi ha problemi con debiti e cartelle esattoriali senza dubbio trova nella rateizzazione delle cartelle una delle soluzioni più vantaggiose. Infatti grazie a questo strumento i contribuenti possono arrivare a chiedere di pagare ciò che devono in maniera più semplice e spalmando il debito nel tempo. La possibilità è talmente vantaggiosa che molti effettivamente la sfruttano per mettersi in pace con l’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Anzi c’è chi attende con ansia l’entrata in vigore di quelle novità che la riforma della riscossione ha introdotto è che di fatto allungheranno il numero di rate che si possono sfruttare. Però sulla rateizzazione delle cartelle bisogna fare alcune precisazioni, perché non sempre chiedere per la dilazione delle cartelle esattoriali è una cosa positiva.

Le rate delle cartelle esattoriali sono un boomerang, la domanda può essere dannosa

La rateizzazione delle cartelle esattoriali è un qualcosa che molti contribuenti possono fare. Anzi, tutti lo possono fare ed anche in maniera semplice. Infatti chiedere la rateizzazione delle cartelle esattoriali all’Agenzia delle Entrate è possibile presentando una istanza al concessionario.

Dal momento che si tratta di una istanza telematica la procedura è davvero semplice. Un contribuente munito di SPID, CIE o CNS collegandosi alla sua area riservata del sito del concessionario direttamente dal proprio PC, tablet o smartphone, in 5 minuti può rateizzare il debito.

Il problema di fondo è che la semplice richiesta di rateizzazione delle cartelle esattoriali finisce con il bloccare l’eventuale prescrizione della cartella esattoriale stessa. In pratica un debito che non andrebbe pagato perché prescritto rischia così di tornare ad essere esigibile dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. È questo è sicuramente un problema serio che i contribuenti dovrebbero tenere in considerazione.

Ecco la vera scadenza delle cartelle esattoriali, come funziona?

La prescrizione delle cartelle esattoriali non è altro che la data di scadenza del debito di un contribuente. In pratica decorso un determinato arco temporale, l’Agenzia delle Entrate riscossione non dovrebbe più essere autorizzata a chiedere il pagamento di quel relativo debito contribuente. A dire il vero nulla vieta all’Agenzia delle Entrate Riscossione di continuare a chiedere il pagamento del debito, ma se si tratta di un debito prescritto il contribuente può presentare ricorso chiedendo lo sgravio della stessa cartella per sopraggiunta prescrizione.

Il termine di prescrizione delle cartelle esattoriali è fissato in cinque anni. Decorsi cinque anni quindi il debito dovrebbe essere non più da pagare. Numerose però sono le cause di sospensione dei termini di prescrizione.

In pratica la prescrizione di cinque anni può essere sospesa e posticipata nel momento in cui succede qualcosa nel rapporto tra contribuente e Agenzia delle Entrate Riscossione. Per esempio quando dall’Agenzia delle Entrate Riscossione arriva una comunicazione, una notifica di pagamento o un sollecito, la prescrizione si azzera.

Che sia tramite raccomandata di Poste italiane, tramite recapito di un messo comunale o tramite PEC poco cambia. In altri termini ogni comunicazione relativa a un determinato debito e ad una determinata cartella esattoriale che l’Agenzia delle Entrate Riscossione fa recapitare al contribuente, azzera i termini di prescrizione di cinque anni e li fa ripartire da capo.

Domanda di rateizzazione controproducente, ecco quando

In pratica un debito praticamente scaduto con questo meccanismo adottato dal concessionario alla riscossione ritorna ad essere pienamente esigibile per altri cinque anni. Molti contribuenti si renderanno conto che le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate Riscossione su un debito vicino alla prescrizione arrivano proprio in prossimità della scadenza dei cinque anni.

In pratica grazie a questo meccanismo, l’esigibilità di una cartella esattoriale viene prolungata e per anni e anni. A volte però è lo stesso contribuente a commettere un errore che allunga i termini della riscossione cancellando di fatto la prescrizione. Infatti anche richiedere la rateizzazione delle cartelle può portare a questo genere di situazione.

Un contribuente che presenta l’istanza di realizzazione all’Agenzia delle Entrate Riscossione, a prescindere che poi distanza venga accolta dal concessionario ed accettata dal contribuente con il primo pagamento, non fa altro che annullare il termine di prescrizione. Un debito scaduto quindi torna ad essere esigibile solo perché il contribuente ha provveduto, in questo caso erroneamente, ad inserire quella relativa cartella in un piano di rateizzazione.