Stop pensione per mancate comunicazioni o per lavori non ammessi

mazzarella
Ecco quando si rischia di dire addio alla pensione per due errori che molti commettono.
pensione

Prendere la pensione mese dopo mese, normalmente come tutti i pensionati, ma arrivare ad un certo punto con l’INPS che ti segnala che la rivuole indietro. Non è un caso raro questo, soprattutto per chi in questi ultimi anni ha scelto di andare in pensione con le misure a quota. In genere però sono due i motivi che possono portare alla revoca di tutta o di una parte della pensione. Ed in alcuni casi si rischia pure di dover restituire i soldi presi in precedenza.

Pensioni da restituire all’INPS e addio trattamenti, ecco chi rischia sempre

Prima di tutto va detto che ci sono prestazioni INPS che sono collegate ai redditi posseduti. E sono assoggettate al canonico e annuale adempimento con le comunicazioni reddituali. Chi non comunica ogni anno i propri redditi anche perché non è tenuto alla presentazione delle dichiarazioni dei redditi all’Agenzia delle Entrate, rischia di vedersi sospendere o revocare la parte di pensione collegata alla sua situazione reddituale. E non mancano casi di sospensione e revoca definitiva delle prestazioni, anche totali. Il rischio è elevato di incorrere in queste autentiche sanzioni.

Le pensioni con le quote, occhio a svolgere lavori non ammessi

Ma c’è anche un altro motivo che può portare alla perdita della pensione. E dipende da attività di lavoro che il pensionato non può svolgere. Nel 2024 l’Ape sociale e la quota 103 prevedono il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi da pensione. Un divieto che vale fino al raggiungimento dei 67 anni di età. Unica possibile attività lavorativa ammessa è quella da lavoro autonomo occasionale che però impone di non superare 5.000 euro annui di reddito. Anche per chi èp andato in pensione nel 2023 con quota 103, oppure prima con le vecchie quota 100 e quota 102 è assoggettato allo stesso vincolo. E chi invece non ha seguito la prescrizione, lavorando, rischia di vedersi sospendere la prestazione e di dover restituire soldi indietro all’INPS a partire dal mese di gennaio dell’anno in cui ha svolto l’attività lavorativa che non poteva svolgere.

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