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Arriva l’evasometro per stanare i furbetti: come funziona?

Scopri cos’è l’evasometro, come funziona e quali dati analizza per individuare possibili casi di evasione fiscale attraverso controlli automatizzati del Fisco.

Negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più spesso dell’evasometro, uno strumento che ha fatto discutere contribuenti, fiscalisti e addetti ai lavori. Si tratta di un sistema di controllo automatizzato introdotto per contrastare l’evasione fiscale, basato sull’analisi incrociata dei dati finanziari e patrimoniali dei cittadini. L’obiettivo dell’evasometro è semplice ma ambizioso: individuare possibili discrepanze tra il tenore di vita dichiarato e i redditi effettivamente comunicati al Fisco. In altre parole, serve a capire se quello che una persona spende o possiede è compatibile con ciò che guadagna ufficialmente. Il sistema si basa su un algoritmo che elabora grandi quantità di informazioni raccolte da banche, assicurazioni, istituti finanziari, catasto e perfino dai movimenti sui conti correnti.

Questo strumento non è nuovo nel panorama della lotta all’evasione, ma ha ricevuto nuovo impulso grazie al potenziamento dei sistemi digitali dell’Agenzia delle Entrate e all’uso dell’intelligenza artificiale nei controlli fiscali. Il termine “evasometro” non compare nei testi normativi in modo ufficiale, ma è diventato di uso comune per descrivere l’apparato tecnologico che segnala al Fisco le situazioni anomale, suggerendo quando può essere il caso di approfondire con un accertamento. L’idea di fondo è che un sistema automatizzato sia più efficiente e obiettivo rispetto ai controlli manuali, permettendo di monitorare milioni di soggetti in tempi ridotti e con maggiore precisione.

Come funziona l’evasometro e quali dati analizza

Il funzionamento dell’evasometro si basa sulla cosiddetta “analisi del rischio fiscale”. A partire dalle dichiarazioni dei redditi e dai dati patrimoniali, il sistema confronta le informazioni con le spese sostenute e i movimenti finanziari registrati. Se, ad esempio, un contribuente dichiara un reddito annuo di 15.000 euro ma risulta intestatario di un’auto di lusso, possiede immobili in località prestigiose o effettua bonifici cospicui all’estero, l’evasometro potrebbe segnalare un’incoerenza. Allo stesso modo, una famiglia che dichiara un reddito modesto ma sostiene spese elevate per viaggi, scuola privata, assicurazioni o carte di credito potrebbe finire sotto la lente del Fisco.

Queste anomalie non generano automaticamente una sanzione, ma rappresentano un “campanello d’allarme” per l’Agenzia delle Entrate. Saranno poi gli ispettori a valutare, con ulteriori verifiche, se si tratta di un errore, di una situazione legittima o di un vero e proprio caso di evasione. È importante sottolineare che i controlli non si basano su un solo indicatore, ma su un insieme di dati e comportamenti economici. L’evasometro non agisce da solo, ma si integra con altri strumenti come il risparmiometro, il redditometro e l’anagrafe dei conti correnti, creando un vero e proprio ecosistema di sorveglianza fiscale. In questo modo, lo Stato cerca di colpire chi evade in modo sistematico e non chi, magari, ha ricevuto un’eredità o un aiuto familiare una tantum.

L’evoluzione digitale del Fisco e i limiti dell’evasometro

L’evasometro è una delle espressioni più concrete del nuovo approccio digitale dell’Amministrazione Finanziaria italiana. Negli ultimi anni, infatti, il Fisco ha investito pesantemente in tecnologie e banche dati per rendere i controlli più intelligenti e meno invasivi. L’intelligenza artificiale e il machine learning consentono di individuare schemi ricorrenti, frodi sofisticate e anomalie che sfuggirebbero a un controllo manuale. In questa nuova visione, la prevenzione dell’evasione diventa più importante della repressione. Lo scopo è dissuadere i contribuenti dal dichiarare il falso, sapendo che ogni movimento è potenzialmente tracciabile e analizzato da sistemi automatici.

Tuttavia, l’uso dell’evasometro solleva anche alcune perplessità, soprattutto in termini di privacy e trasparenza. Molti si chiedono fino a che punto sia lecito analizzare così a fondo i dati personali dei cittadini, anche se a fini fiscali. Il dibattito resta aperto, ma intanto lo strumento è pienamente operativo e destinato a evolversi ulteriormente. La sua efficacia dipende non solo dalla tecnologia, ma anche dalla capacità di comunicare in modo chiaro e corretto ai cittadini quali comportamenti possono risultare sospetti e come evitare di incorrere in controlli indesiderati. Il futuro della lotta all’evasione passa anche da qui: un equilibrio tra automazione, diritti individuali e trasparenza.