Contratto a tempo indeterminato, quali vantaggi e cosa cambia con le tutele crescenti

Mario nava
Licenziamento

Se parlate con un lavoratore o con un individuo che cerca un lavoro vi dirà che il contratto a tempo indeterminato è una specie di punto di arrivo. Un contratto a tempo indeterminato inevitabilmente è la meta di ogni lavoratore e coi tempi che corrono oggi, con il precariato e la disoccupazione sempre più crescenti, è un autentico sogno. Ma davvero il contratto a tempo indeterminato ha garanzie e tutele per il lavoratore così importanti da rendere questa tipologia di contratto così necessaria o è solo un luogo comune?

Contratto a tempo indeterminato, di cosa si tratta?

Il contratto a tempo indeterminato, cioè senza una scadenza prestabilita garantisce al lavoratore più sicurezza e più tutela rispetto al contratto di lavoro a termine o a tempo determinato. Quest’ultima tipologia di contratto di lavoro però oggi è molto diffusa, forse troppo. Ma come detto, le maggiori sicurezze in termini di stabilità del rapporto di lavoro le da il lavoro a tempo indeterminato.

In primo luogo il contratto a tempo indeterminato offre una certa stabilità di rapporto lavorativo che può cessare solo se una delle parti decide di recedere. Quello a termine invece ha una sua scadenza prefissata e cessa di avere un funzionamento proprio alla data di scadenza prefissata.

Il punto a favore di un contratto a tempo indeterminato è che il licenziamento del lavoratore non può avvenire senza una giusta causa o un giustificato motivo (anche se le motivazioni che possono produrre il licenziamento sono vastissime). Stabilità di rapporto di lavoro quindi, perché un licenziamento non lecito da il diritto al lavoratore ad impugnarlo. Reintegro immediato, stipendi arretrati e indennità risarcitoria sono le cose che può ottenere un lavoratore che è stato licenziato senza una giusta motivazione.

Lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti

Il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti è una nuova forma di contratto di lavoro che il legislatore ha voluto inerire con il Jobs Act, cioè con la riforma del lavoro introdotta dal governo Renzi il 7 marzo 2015. Si tratta di una nuova forma di contratto con novità importanti in materia di licenziamento e che di fatto riduce il vantaggio del contratto a tempo indeterminato rispetto al contratto a tempo determinato.

Come detto prima, in caso di licenziamento illegittimo, il lavoratore a tempo indeterminato avrebbe diritto al reintegro, ma non con alcuni lavoratori assunti con contratto a tutele crescenti.

Il lavoratore di un’azienda con più di 15 dipendenti o di soli 5 dipendenti per le aziende agricole, se assunto dopo il 7 marzo 2015, non ha diritto al reintegro in caso di licenziamento illegittimo, ma solo a un indennizzo di natura economica che cresce con l’anzianità di servizio.

Proprio dal fatto che il risarcimento cresce con il crescere dell’anzianità di servizio, il contratto si chiama a tutele crescenti. In altri termini, rispetto a chi è stato assunto con il contratto a tempo indeterminato classico, il contratto a tutele crescenti non prevede l’applicazione dell’articolo 18, cioè non prevede il reintegro.

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