pensione a rischio dal 2027 pensione a rischio dal 2027

Ecco la riforma delle pensioni ideale che tutti vorrebbero in un sistema perfetto

Con una sola misura ecco la riforma delle pensioni perfetta per tutti i lavoratori.

In un sistema pensionistico contributivo puro, il principio della flessibilità dovrebbe essere un principio cardine. Un fattore imprescindibile per consentire ai lavoratori di andare in pensione. Partendo da questa considerazione si può fare un ragionamento, ad oggi assolutamente ipotetico, riguardante la possibilità di andare in pensione in maniera flessibile ed a scelta personale.

Perché se il contributivo calcola la pensione in base a ciò che uno versa, allora perché impedire ad un individuo di lasciare il lavoro anche se ha versato poco? Oggi azzardiamo una ipotesi di riforma delle pensioni che potrebbe fare contenti tutti i lavoratori. Una unica misura che permetterebbe anche di ridurre numericamente le tante misure oggi in vigore che generano confusione e forse favoriscono poco la flessibilità in uscita e i pensionamenti.

Previdenza sociale, ecco la riforma delle pensioni perfetta

Ciò di cui parliamo oggi è solo una idea, buttata lì quasi fosse una provocazione, ma che dimostrerà come aggiungendo alla pensione di vecchia ordinaria ed alla pensione anticipata senza limiti di età una misura davvero flessibile, tutte le altre misure in deroga o alternative a quelle ordinarie potrebbero anche scomparire. In pratica nel sistema resterebbe in vigore la pensione a 67 anni di età con 20 anni di contributi versati come funziona oggi la pensione ordinaria di vecchiaia.

E resterebbe pure la pensione distaccata dai limiti di età una volta arrivati a 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. La misura flessibile invece dovrebbe funzionare fissando un determinato limite di età ed una altrettanto determinato limite contributivo. Per esempio si potrebbe partire da 60 anni di età con 40 anni di contributi. Più o meno una nuova versione di quota 100. Ma che manderebbe in pensione un lavoratore con 61 anni di età e 39 di contributi, oppure con 62 e 38, 63 e 37 ma anche con 59 e 41 o con 58 e 42.

Le possibilità esistono, basta mettere nel piatto delle penalizzazioni di assegno o dei meccanismi premiali

Pensioni future? ecco una ipotesi

Per rendere le due misure perfettamente coniugabili con le pensioni ordinarie invece la strada sarebbe quella delle penalizzazioni o dei premi. Per la misura dovrebbe essere considerata una penalizzazione di assegno, magari tagliando l’1,5% o il 2% ad anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia a 67 anni. Applicare l’obbligo di ricalcolo contributivo a soggetti con circa 40 anni di contributi invece, sarebbe troppo penalizzante e quindi renderebbe la misura praticamente ad appeal zero.

Un’altra alternativa invece potrebbe essere quella di garantire un premio anche in questo caso tra l’1,5% e il 2% all’anno in più di pensione a chi nonostante ha chiuso il diritto ad usare questa misura flessibile, resta al lavoro puntando alle pensioni ordinarie.