La cittadinanza italiana si può perdere, ecco perché

Mario nava
Stranieri ma non solo, ecco le regole da rispettare per non perdere la cittadinanza italiana
perdita della cittadinanza italiana

Revoca, rinuncia o perdita automatica, sono questi i tre aspetti che possono portare alla perdita della cittadinanza italiana. Non è un fatto di poco conto la perdita della cittadinanza italiana, soprattutto per gli stranieri. Infatti una volta perduta la cittadinanza italiana si perdono i diritti che lo status di cittadino della Repubblica offre. Vediamo di approfondire il tutto con una guida alle varie casistiche che possono portare alla perdita della cittadinanza.

Cittadinanza italiana in sintesi, ecco cos’è

La cittadinanza italiana altro non è che uno status di una persona a cui la legge riconosce in pieno sia i diritti civili che quelli politici. Un soggetto con la cittadinanza italiana è direttamente collegato allo Stato. Una persona diventa cittadino italiano appena nato o adottato, se i genitori sono cittadini italiani a loro volta. Inoltre la si acquisisce anche per nascita nel territorio italiano, da genitori ignoti, apolidi o da genitori che in base alle leggi del loro Stato di provenienza, non possono trasmettere al figlio quella cittadinanza. Parliamo del tanto discusso Ius soli.

La cittadinanza si consegue pure quando un cittadino straniero risiede in Italia da almeno 10 anni. In questo caso però occorre pure dimostrare di essere autosufficienti come redditi e dimostrare di essere esenti da precedenti penali o simili. Infine si diventa cittadini italiani per matrimonio con un cittadino italiano. In questo caso è il Prefetto competente territorialmente a concedere lo status.

Perdita della cittadinanza italiana, le varie casistiche

Si perde la cittadinanza italiana in maniera automatica nel momento in cui l’interessato accetta una carica pubblica in un altro Paese estero, magari in quello di provenienza. La cittadinanza italiana può essere anche perduta per volontà diretta dell’interessato. In questo caso si parla di rinuncia.

In questo caso sono molteplici i casi in cui è possibile rinunciare alla cittadinanza italiana ne molto dipende dal caso specifico. Il trasferimento in un altro Stato per esempio, ma anche il fatto che a 18 anni al cittadino italiano divenuto tale per nascita o adozione, è concessa la facoltà di scelta, cioè se restare cittadino italiano o scegliere quella del Paese dei suoi genitori per esempio.

La cittadinanza può essere pure revocata d’ufficio. Infatti lo Stato italiano ha il diritto di togliere la cittadinanza ad un soggetto. In questo caso le normative di riferimento sono l’articolo n° 10 bis della legge n° 91 del 1992, nonché la recentissima legge n° 132 del 2018, quella che nasce dal decreto sicurezza di Matteo Salvini, il Dl n° 113 del 2018.

La revoca può scaturire nel momento in cui il cittadino straniero che ha acquisito in passato la cittadinanza italiana, per una delle motivazioni citate in precedenza, si rende responsabile di determinati comportamenti che sfociano in condanne per:

  • Reati legati al terrorismo;
  • Reati legati all’eversione se suscettibili di condanna minima di 5 anni di reclusione;
  • Aver dato ospitalità, rifugio o riparo, o ancora, l’aver collaborato con persone condannate per reati di terrorismo o eversione.

È il Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno, ad avere il potere di togliere d’ufficio e quindi revocare la cittadinanza ad un individuo. Un provvedimento che il Capo dello Stato deve prendere entro tre anni dalla sentenza di condanna per i reati sopra elencati.

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