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Riforma delle pensioni con tagli fino a 67 anni e poi? Ecco la strada giusta

Come potrebbe nascere una riforma delle pensioni flessibile e con tagli lineari ma limitati nel tempo.

Il pensionamento anticipato, magari flessibile anche se penalizzato, dovrebbe essere alla base di un sistema pensioni basato sul metodo contributivo. Se uno prende una pensione in base a ciò che ha versato, allora la flessibilità deve essere un fattore. Ma le esigenze dei lavoratori che chiedono pensioni flessibili devono per forza di cose essere messe di fianco alle esigenze di cassa dello Stato.

Ecco perché flessibilità ok, ma con penalizzazioni. La sintesi si può trovare con una pensione divisa per quota, con tagli limitati nel tempo, ma con flessibilità in uscita molto variabile. Proposte di questo tipo ce ne sono state diverse. Basti ricordare quella recente che pare sia alla base di uno studio del CNEL o una più vecchia che richiama al vecchio Presidente dell’INPS Pasquale Tridico.

Riforma delle pensioni con tagli fino a 67 anni e poi? Ecco la strada giusta

Ma da che età dovrebbe essere una ipotetica pensione flessibile da inserire nella riforma? Andare in pensione a 64 anni potrebbe essere o a partire dai 64 anni potrebbe essere una soluzione.

Dal CNEL per esempio si parlava di una pensione di vecchiaia con uscite tra i 64 ed i 72 anni. Secondo questa idea, i lavoratori potevano andare in pensione tra i 64 ed i 72 anni ma con almeno 25 anni di contributi e un trattamento non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.

Ma anche con tagli di assegno per chi esce prima dal lavoro prima dei 67 anni e premi per chi rimanda l’uscita dopo questa età, perché non può esserci una riforma delle pensioni senza penalizzazioni

Pensioni con tagli lineari, come funzionano?

I tagli lineari di assegno erano una cosa che da tempo alcune misure di pensionamento avevano. Ed erano previsti anche da alcune ipotesi di riforma delle pensioni del passato, come quella contenuta nel DDL 857 di Cesare Damiano.

In quel caso si parlava di una pensione flessibile dai 62 o 63 anni di età con 20 anni di contributi e tagli lineari di assegno in base agli anni di anticipo a partire dal 25 annuo più o meno. Ma se tagli ci devono essere, si potrebbe vero una penalizzazione a termine. Ed in questo caso come non richiamare ad una vecchia proposta dell’ex Presidente dell’INPS Pasquale Tridico.

Si potrebbe penalizzare quel lavoratore che lascia il lavoro a partire dai 64 anni, con un taglio del 3% o del 4% all’anno rispetto ai 67 anni. Ma solo fino ad arrivare proprio a 67 anni. Tagli a termine perché a 67 anni la pensione verrebbe ricalcolata al netto di questa penalizzazione. Una cosa che per esempio accade oggi per la quota 103. Il cui importo non può superare 4 volte il trattamento minimo ma solo fino a 67 anni. A quella età il vincolo viene meno e quindi la penalizzazione diventa limitata nel tempo. In parole povere, più accettabile.