La pensione di vecchiaia, differenze tra contributivi e retributivi

Mario nava
Non sempre bastano 20 anni di contributi e 67 anni di età per la pensione di vecchiaia.
scade il 30 novembre pensione APE

La pensione di vecchiaia è uno dei pilastri basilari del sistema previdenziale italiano. Infatti si tratta di una misura strutturale che consente il pensionamento al raggiungimento di una determinata età e di un determinato numero di anni di contributi. Ma non sempre è così. Infatti molto dipende da quando sono stati versati i contributi. 


Pensioni di vecchiaia, come funzionano? 


La pensione di vecchiaia è insieme alla pensione anticipata, la misura più importante del nostro sistema previdenziale. Anche l’anno venturo per potervi accedere servono almeno 67 anni di età ed almeno 20 anni di contributi versati. 67 anni quindi, è l’attuale e futura età pensionabile (probabilmente è nel 2023 che bisognerà verificare se l’aspettativa di vita ha inciso spostando in avanti take età) e non ci sono distinzioni tra maschi e femmine e nemmeno di tipologia di lavoro. 


Per i contributivi puri un requisito aggiuntivo è necessario

Non tutti quelli che completano la combinazione 67+20 però, possono accedere alla pensione di vecchiaia. Infatti per chi non ha contributi versati antecedenti il 1996, cioè per coloro che hanno iniziato a lavorare in epoca contributiva, serve un requisito aggiuntivo. Ai 67 anni di età ed ai 20 anni di contributi minimi versati, occorre una pensione pari quanto meno ad 1,5 volte l’assegno sociale. In pratica, è necessario che la pensione liquidata sia pari a più o meno 690 euro al mese.Con una pensione più bassa infatti si dovrà aspettare di compiere i 71 anni di età. Infatti è a quella età che viene meno sia il minimo dei 690 euro di pensione mensile liquidata, che il vincolo dei 20 anni di versamenti (ne bastano anche 5).

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