Modifiche opzione donna obbligatorie, ma quali per le uscite a 58 anni?

Mario nava
Modifiche opzione donna obbligatorie, ma quali per le uscite a 58 anni che una volta erano la costante della misura?
opzione donna

Rivedere opzione donna eliminando tutti i nuovi vincoli appena introdotti e rendendo la misura più vicina alle aspettative di quelle lavoratrici che pretendevano un cambio di rotta con misura strutturale. Questo ciò che si evince dal summit dei sindacati al Ministero del Lavoro alla presenza della titolare del dicastero Marina Calderone. Proprio il Ministro del Lavoro del governo Meloni ha parlato di interventi su una delle misure più discusse e discutibili fuoriuscire dalla legge di Bilancio 2023. Parliamo naturalmente di opzione donna.

Stop alle misure tampone, la riforma e cosa ne verrà

I sindacati hanno continuato a rimarcare la necessità di una profonda riforma delle pensioni e non di interventi tampone come quelli che costantemente vengono inseriti nelle manovre di bilancio dai governi italiani. Basta misure tampone come lo sono state la quota 100 o la quota 102 (e come sarà la nuova quota 103). Le iniziative sembrano essere sempre le stesse, con la quota 41 per tutti come alternativa alla pensione anticipata ordinaria. E poi con la flessibilità in uscita, magari con piccoli tagli di assegno, ma parendo da 20 anni di contributi e forse dai 62 anni di età.

Opzione donna ieri, oggi e domani

La vecchia opzione donna permetteva di lasciare il lavoro a quante raggiungevano i 58 anni di età se dipendenti, o i 59 anni de autonome, l’anno precedente quello in corso. Insieme all’età servivano 35 anni di contributi versati. Per il 2022 hanno potuto lasciare il lavoro quante hanno completato i requisiti entro la fine del 2021. Oggi invece la misura è stata modificata. Resta identico il requisito contributivo dei 35 anni e pure la data di maturazione dei requisiti che è fissata al 31 dicembre dell’anno precedente. Ma viene meno la differenza di età tra dipendenti ed autonome. Infatti a 58 anni adesso potranno uscire solo le lavoratrici tutte, che hanno avuto due o più figli nella loro vita. E a 59 anni invece quelle che hanno avuto un solo figlio. Per tutte le altre, entro il 31 dicembre 2022 oltre ai 35 anni di contribuzione dovevano essere completati 60 anni di età.

Le categorie di opzione donna

Possono andare in pensione nel 2023 le lavoratrici caregiver. Si tratta di lavoratrici che assistono da almeno sei mesi il coniuge o a un parente di primo grado convivente, un parente o un affine di secondo grado convivente che ha i genitori o il coniuge over 70 anni, a loro volta disabili o deceduti. Oppure le lavoratrici disoccupate a seguito di licenziamento o le assunte in aziende con tavolo di crisi avviato. O ancora, le invalide almeno al 74%. Sono queste le limitazioni di platea che insieme al vincolo dei figli, ha provocato le critiche maggiori a questa proroga “particolare” di opzione donna. Novità che molti vorrebbero debellare dal sistema. Cancellando il tutto e passando ad una proroga identica alla misura che funzionava prima, fino al 31 dicembre 2022. O addirittura rendendo strutturale la misura.

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