Andare in pensione prima e con contributi più alti è possibile per chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni. Oggi sicuramente, iniziare a lavorare da minorenni, non accade più spesso come in passato, ma può capitare. Molti sono i giovani che negli anni passati hanno deciso di abbandonare gli studi una volta assolto l’obbligo scolastico (16 anni). Proprio questi lavoratori si ritrovano a essere lavoratori precoci (aver versato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni).
Questi lavoratori possono godere non di uno, ma di due benefici specifici: uno permette di andare in pensione prima, l’altro di avere una pensione più alta. E il beneficio da applicare dipende dal sistema di calcolo in cui si ricade. Vediamo nel dettaglio.
Andare in pensione prima
Per andare in pensione prima, oltre la pensione anticipata ordinaria aperta a tutti, che è più facile da raggiungere in età non troppo avanzata per chi ha iniziato a lavorare in giovane età, c’è anche la quota 41 che richiede:
- di aver versato almeno 12 mesi di contributi prima di compiere i 19 anni;
- di aver versato almeno 41 anni di contributi totali;
- di appartenere a una delle categorie tutelate dall’Ape sociale.
Le categorie di precoci che possono accedere alla pensione solo avendo versato 41 anni di contributi sono:
- disoccupati a seguito di licenziamento;
- invalidi con percentuale pari o superiore al 74%;
- caregiver familiari che assistono un familiare entro il terzo grado convivente da almeno 6 mesi;
- gravosi o usuranti.
La quota 41 pone un limite: possono accedervi soltanto coloro che hanno contributi versati prima del 1996. Anche se non si tratta di un problema imminenti, i contributivi puri che hanno almeno 41 anni di contributi versati non potranno accedere alla quota 41: di fatto con l’avvento del contributivo puro la quota 41 precoci o dovrà essere rivista o scomparirà.
In pensione con un assegno più alto
I lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni e che ricadono, invece, interamente nel sistema contributivo, possono contare su un altro beneficio, ovvero la valorizzazione maggiorata dei contributi versati.
Al contrario di quello che si potrebbe pensare i contributi versati prima dei 18 anni valgono una volta e mezza, ma non come tempistica, bensì a livello economico e questo porta a un incremento della pensione che si andrà a percepire. Tutti i contributi versati prima dei 18 anni valgono il 50% in più: questo significa che ogni 1.000 euro di contributi versati varranno come 1.500 euro.
Il beneficio, previsto dalla Legge Dini, è riservato solo a coloro che ricadono interamente nel sistema contributivo e hanno, quindi, iniziato a versare i propri contributi a partire dal 1996.
Si tratta di una maggiorazione interessante, anche se non permette un pensionamento anticipato (che tra l’altro a chi ha iniziato a lavorare molto giovane non serve) visto che consente di valorizzare di più il lavoro svolto in giovane età che, a questo punto, garantisce una pensione più alta.
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