Pensioni con quota 41 per tutti, ecco perché i precoci non la vogliono

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Ecco perché la quota 41 per tutti sarebbe penalizzante per i lavoratori precoci e la loro pensione.
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Pensione 41

Nel 2023 (ma sarà così pure nel 2024), potranno andare in pensione alcuni lavoratori che rientrano nella quota 41 per i precoci. Ma se nel 2024 entrerà in vigore la quota 41 per tutti, la via di uscita dei precoci potrebbe venire cancellata. Difficile che restino in vigore due misure con lo stesso nome. Ma ciò che forse pochi considerano è che proprio per i precoci il varo di quota 41 per tutti cambia le carte in tavola.

Pensioni con quota 41 per tutti, c’è chi dice di no perché meglio restare come oggi

Si parla insistentemente di una quota 41 per tutti che dovrebbe nascere partendo da un ricalcolo contributivo della prestazione praticamente fisso. In pratica, per varare la quota 41 per tutti non si potrà non passare da questa formula di calcolo della prestazione che penalizza pesantemente gli assegni come sanno bene e lavoratrici di opzione donna. Il costo di quota 41 per tutti per le casse dello Stato sarebbe esorbitante. Ecco quindi che un taglio di assegno finirebbe con il far pagare anche ai lavoratori una parte di questo extra esborso.

Per i precoci la quota 41 per tutti è negativa, ecco perché

anticipare la pensione

Una penalizzazione dettata dal calcolo contributivo che i lavoratori a cui oggi non è possibile scegliere di uscire con 41 anni di contributi versati, sarebbe facile da far accettare perché significherebbe far trovare un’alternativa alle regole di pensionamento ordinario che vedono nei 42 anni e 10 mesi contributi per gli uomini e nei 41 anni e 10 mesi contributi per le donne le soglie da raggiungere.

Diverso invece l’effetto che avrebbe per i lavoratori precoci. Oggi infatti questi possono già godere di una pensione con 41 anni di contributi. I precoci sono coloro che hanno iniziato a versare i contributi prima dei diciannove anni di età e che hanno completato, sempre prima di questa età, almeno un anno di contributi. Soggetti che possono accedere alla quota 41 se rientrano in una delle quattro categorie previste.

Infatti la misura riguarda i disoccupati che da tre mesi hanno terminato di percepire la Naspi, gli invalidi riconosciuti tali dalle ASL in misura non inferiore a 74%, i caregiver che assistono un familiare stretto disabile grave da almeno sei mesi e i lavori gravosi purché svolti in sei gli ultimi sette anni della carriera o in sette degli ultimi dieci anni.

Il calcolo contributivo una sciagura per i precoci con 41 anni di contributi

Chi rientra in queste categorie può accedere già quest’anno alla quota 41 per i precoci e potrà farlo anche nel 2024. Nella misura loro destinata, non esistono penalizzazioni di assegno. Infatti la pensione è calcolata con le regole del sistema misto, in parte contributiva ed in parte retributiva. Tutto dipende da quanti contributi sono stati versati prima del 1996. Infatti chi ha versato 18 anni di contributi o più già al 31 dicembre 1995 ha diritto al calcolo retributivo fino al 2012 e al contributivo per gli anni successivi.

Senza i 18 anni di contributi versati a quella data, il calcolo retributivo si ferma al 1995. È evidente che se si cambiasse quota 41 e diventasse per tutti ma contributiva, questi lavoratori verrebbero penalizzati dal fatto che la pensione verrebbe calcolata esclusivamente con il sistema contributivo. Questo a meno che il governo non decide di varare la quota 41 per tutti contributiva, ma salvaguardando i precoci da questa penalizzazione.

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