Una soluzione nata con la legge di Bilancio del 2024 consente a chi si trova con qualche anno di contributi in meno rispetto a quelli previsti per andare in pensione, di riuscire a recuperare il diritto al trattamento. Lo strumento inserito nel sistema previdenziale permette a qualche lavoratore di completare la carriera mancante offrendo la possibilità di recuperare fino a 5 anni di contributi in modo tale da trovarsi al compimento dei 64 o 67 anni, in condizione di poter andare in pensione perché con questi 5 anni arriva a centrare la quota prevista pari a 20 anni.
Pensioni: ecco come puoi aggiungere subito 5 anni di contributi in più
La legge di Bilancio 2024 come detto ha ripristinato una misura nata con il decreto numero 4 del 2019 e valida quindi per il triennio 2019-2021. In quel caso, cioè con il famoso decretone che tra le altre cose introdusse Reddito di Cittadinanza e quota 100, fu prevista la pace contributiva. Una misura che adesso, dopo la legge di Bilancio 2024, è in funzione ancora oggi. Ed è una misura che l’INPS ha illustrato con la circolare numero 69 del 29 maggio 2024.
Sempre come nella versione precedente, ciò di cui parliamo adesso riguarda i cosiddetti contributivi puri, cioè soggetti che hanno il primo accredito di contributi a qualsiasi titolo dopo il 31 dicembre 1995. Con la pace contributiva di oggi si possono andare a recuperare tramite una sorta di riscatto, fino a 5 anni di vuoti contributivi. Si tratta di periodi scoperti da contribuzione di qualsiasi genere. Chi di anni ne ha già riscattati 5 con la vecchia pace contributiva del triennio prima citato, adesso ne può riscattare altri 5. Vuoti contributivi significa che devono essere periodi al cui interno non ci deve essere alcuna assunzione, copertura figurativa e così via dicendo. Periodo di assenza contributiva a 360 gradi quindi. Esclusi i periodi in cui l’assenza di contributi dipende da altro.
Pace contributiva 2025, ecco come recuperare i contributi mancanti adesso
Raggiungere i requisiti per le pensioni o prendere una pensione più alta. La pace contributiva serve ad entrambe le esigenze. I periodi riscattabili possono essere solo quelli successivi al 31 dicembre 1995 dal momento che si parla di contributivi puri.
Essendo un provvedimento introdotto dalla legge di Bilancio 2024, il riscatto di questi vuoti può riguardare periodi fino all’entrata in vigore della stessa legge, cioè fino al 1° gennaio 2024. Sono validi al riscatto i periodi intercorrenti tra l’anno del primo accredito e il 1° gennaio del 2024.
Ecco i chiarimenti sulla pace contributiva che fa recuperare 5 anni di contributi
La pace contributiva può essere esercitata solo presentando una domanda. Ed una volta autorizzato, bisogna provvedere a pagare il relativo onere. In effetti il costo del riscatto è a carico del contribuente (o al massimo del datore di lavoro se questo si rende disponibile all’operazione). L’onere va quantificato con una operazione matematica basata sulla media delle ultime 12 mensilità di retribuzione lorda utile ai fini pensionistici a cui applicare poi l’aliquota contributiva vigente. In parole povere. è come se il contribuente da solo si versasse i contributi con lo stesso importo che il datore di lavoro ha versato nell’ultimo anno di lavoro. E naturalmente moltiplicando il tutto per gli anni che si desidera riscattare.
I vantaggi fiscali della pace contributiva
Il versamento può essere anche a rate e fino a 10 anni di rate o 120 rate mensili che dir si voglia. Con la pace contributiva è prevista anche una agevolazione fiscale che permette di portare in deduzione dal reddito imponibile il 100% del corrispettivo pagato per l’anno di imposta a cui fa riferimento la dichiarazione (il 730/2025 per l’anno 2024, il 730/2026 per l’anno 2025, ndr). Deduzione che naturalmente può sfruttare pure il datore di lavoro nel caso in cui decidesse lui di pagare l’onere del riscatto.