Riforma delle pensioni dal 2024, ecco tutte le ipotesi

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Riforma delle pensioni dal 2024, ecco tutte le ipotesi
Pensioni contributive, uscite dai 64 anni, ecco come si fa
Depressed man lying on table. Pension savings in jar in front.

La riforma delle pensioni è uno dei temi più urgenti e controversi del panorama politico ed economico italiano. Dal 2023, infatti, scadranno le misure transitorie che hanno consentito di anticipare l’uscita dal lavoro con Quota 100 e Opzione donna, e tornerà in vigore la legge Fornero, con l’età pensionabile fissata a 67 anni per tutti. Ma quali sono le ipotesi di riforma delle pensioni che si stanno valutando per il futuro? Quali sono i pro e i contro di ciascuna proposta? E quali sono le posizioni delle forze politiche e sociali? Dubbi, perplessità e incertezze che per forza di cose interessano una moltitudine di italiani. Con una premessa da fare, che è quella della sostenibilità della spesa pubblica. Infatti le ipotesi che prevedono un costo eccessivo per le casse dello Stato sono difficili da tramutare in realtà.

Riforma delle pensioni dal 2024, ecco tutte le ipotesi

Le ipotesi di riforma delle pensioni che si stanno valutando per il futuro sono diverse e riguardano sia le modalità di accesso alla prestazione previdenziale sia il calcolo dell’importo della pensione. Tra le principali opzioni c’è senza dubbio la quota 41 per tutti. Questa è la proposta avanzata dalla Lega e da altre forze politiche del centrodestra, che prevede la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi versati, a prescindere dall’età anagrafica. Si tratta di una misura che mira a favorire le uscite rispetto alla pensione anticipata ordinaria. Non fosse altro perché sono due misure distaccate dall’età dei richiedenti. La quota 41 per tutti però presenta anche dei costi elevati per il sistema previdenziale e dei rischi di penalizzazione per i lavoratori con carriere discontinue o con bassi.

Ancora in pensione a 63 anni, ma come?

Quota 103 è la misura introdotta dal governo Meloni con la legge di Bilancio 2022, che consente il pensionamento con 62 anni di età e 41 anni di contribuzione. Una misura valida fino al 31 dicembre 2023. Si tratta di una misura transitoria quindi, che dovrebbe essere sostituita da una riforma strutturale nel 2024 o negli anni successivi. Che potrebbe vedere quota 103 confermata anche per il futuro, anche perché pare che impatti poco sulle casse statali. E ipotesi di conferma anche per l’Ape sociale, da rendere magari strutturale. In pensione a 63 anni con 30, 32 o 36 anni di contributi e con le stesse categorie di oggi, cioè caregivers, invalidi, disoccupati e lavoro gravoso. Opzione donna allargata agli uomini invece è una delle ipotesi che sta circolando tra le possibili soluzioni per la riforma. Si tratterebbe di estendere agli uomini la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi e un’età minima variabile tra i 58 e i 60 anni, come già avviene per le donne con Opzione donna. Si tratterebbe di una misura flessibile e volontaria, ma anche costosa

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