Superare la riforma Fornero, dotando il sistema di misure più flessibili di quelle odierne. Ma con un occhio alla sostenibilità della previdenza sociale italiana. Se dovessimo scommettere sul come il governo Meloni produrrà la riforma delle pensioni entro il 2027, abbiamo già chiaro cosa accadrà. E giocheremmo tutto ciò che abbiamo sul fatto che qualsiasi novità, qualsiasi nuova misura se mai dovesse nascere, sarà all’insegna del risparmio per l’INPS e del costo a carico del lavoratore. Ma in che modo potrebbe nascere la riforma delle pensioni?
Riforma delle pensioni, le ultime novità e come sarà
Sono diverse le misure di cui si parla da tempo e che potrebbero consentire di dire per davvero che la riforma Fornero è superata. Partiamo per esempio da una specie di ritorno al passato con la sostituzione della pensione anticipata ordinaria con la quota 41 per tutti. Perché di fatto varare una misura che permetta a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi renderebbe superfluo per molti continuare a lavorare fino a raggiungere i 42,10 anni delle pensioni anticipate ordinarie.
E se si pensa che prima delle pensioni anticipate ordinaire erano in vigore le pensioni di anzianità (fu la riforma Fornero a cancellare le seconde sostituendole con le prime), e che si poteva andare in pensione dopo 40 anni di contributi e sempre senza limiti di età, ecco che parlare di ritorno al passato è lecito.
Ma una quota 41 per tutti se davvero vedrà i natali potrà farlo solo a condizione che chi sfrutta la misura accetti il calcolo contributivo e penalizzante della prestazione.
Diventando una misura parallela alla pensione anticipata ordinaria che non verrebbe sostituita dalla quota 41 perché dal punto di vista degli importi la perdita è elevata. Piuttosto la quota 41 per tutti finirebbe con il mettere in soffitta la quota 103, anche questa una misura contributiva ed anche questa che si centra con 41 anni di versamenti. Ma per la quale servono 62 anni di età almeno mentre la quota 41 per tutti non prevederebbe limiti anagrafici.
Riforma delle pensioni, le ultime novità e come sarà
Un’altro capitolo di intervento, con un’altra misura che potrebbe vedere i natali, sarebbe la pensione flessibile a 64 anni. Potrebbe partire con la semplice estensione della pensione anticipata contributiva anche ai misti. In questo caso potrebbero andare in pensione quelli che hanno almeno 64 anni di età e almeno 20 anni di contributi e raggiungono una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale.
Oppure aggiungendo anche la rendita integrativa, come nel 2025 possono fare i contributivi. Ma a fronte di 25 anni di contributi. Un’altra via invece sarebbe la pensione flessibile da 64 a 71 anni come proposto a suo tempo dal CNEL del Presidente Renato Brunetta. In questo caso si passerebbe da una penalizzazione per chi esce prima rispetto all’età pensionabile a premi per chi rimanda l’uscita oltre.