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Riforma delle pensioni: serviranno più contributi, ma pensioni più alte e flessibili

Riforma pensioni con misure flessibili, ecco come si potrebbe uscire dal lavoro con una nuova legge previdenziale.

Un sentimento che potremmo definire comune a tanti contribuenti è la nostalgia. Nostalgia per le vecchie misure di pensionamento che erano in vigore in passato. Se chiedete ad un giovane di oggi cosa pensa per la sua pensione futura vi dirà sicuramente che quando sarà il momento, per lui la pensione non ci sarà più. Un sentore che tanti hanno soprattutto alla luce delle tante notizie che circolano su un inasprimento dei requisiti di accesso che negli anni si materializzano. E allora ecco che la speranza è riposta in quella lunga attesa che tanti hanno verso una vera riforma delle pensioni. Che potrebbe prevedere più contributi, ma pensioni più alte e flessibili.

Riforma delle pensioni: serviranno più contributi, ma pensioni più alte e flessibili

Prima del 1992 gli uomini potevano andare in pensione a 60 anni e le donne addirittura a 55 anni. Dal punto di vista dei contributi servivano 35 anni per le pensioni senza limiti di età.
Poi, prima della riforma Fornero nel 2012 la pensione era per gli uomini a 65 anni, per le donne a 60 anni e con 40 anni senza limiti anagrafici. Dal 2012 ecco le modifiche della Fornero ed oggi tutti in pensione a 67 anni. E senza limiti di età solo a quota 42,10 per gli uomini e 41,10 per le donne. Soglie contributive nettamente più alte quindi.
Adesso però probabilmente si ragiona per ulteriori correttivi. Tornare indietro ai requisiti di prima non è una cosa semplice. E allora ecco alcune novità da cui potrebbe vedere i natali una nuova riforma delle pensioni.

Riforma pensioni con misure flessibili, ecco come

Una cosa che manca alle pensioni oggi è la flessibilità. Oltretutto ci sono misure ancora troppo legate alla legge Fornero. Sicuramente la flessibilità deve essere alla base della nuova riforma. Oggi di flessibilità il sistema ne ha poca. Per esempio l’Ape sociale riguarda poche categorie, molto circoscritte e soprattutto con diversi ulteriori e stringenti requisiti. Lo stesso si può dire per la quota 41 precoci e ancora di più per le varie quota 103, opzione donna e così via dicendo. Addirittura una misura strutturale come è la pensione anticipata contributiva a partire dai 64 anni di età risulta poco flessibile. Non possono uscire per esempio, quanti hanno cominciato a versare prima del primo gennaio 1996. Si potrebbe partire proprio con l’estendere la pensione a partire dai 64 anni potrebbe a più contribuenti.

Pensione dai 64 anni per tutti, ecco come

Estendere la pensione anticipata contributiva significa portarla nel perimetro anche di chi ha iniziato a versare prima del 1996. La pensione flessibile a partire dai 64 anni di età diventerebbe per tutti, ma a condizione di aver centrato almeno 25 anni di contributi ed una pensione non inferiore ad 1,5 volte l’assegno sociale. Partendo da questo limite, si potrebbe aprire ad una flessibilità fino a 70/71 anni. Penalizzando chi esce prima ma dando bonus e agevolazioni a chi resta al lavoro. Quindi, un trattamento migliore grazie a super coefficienti di trasformazione, oppure a bonus contributivi o ancora, a surplus di stipendio. Al contrario coefficienti meno favorevoli a chi sfrutta l’uscita anticipata, ma lasciando tutto nella facoltà del diretto interessato.