Per chi si aspettava una riforma delle pensioni che permettesse flessibilità in uscita c’è una brutta notizia: la strada intrapresa dalle pensioni in Italia è quella che va verso il “fine lavoro mai”. L’idea per il 2025 è quella di prevedere incentivi per far restare i dipendenti al lavoro più a lungo possibile, anche dopo che hanno raggiunto il diritto alla pensione.
Ovviamente la scelta deve essere volontaria, ma con l’aria che tira in Italia se si deve scegliere tra una pensione penalizzata che a stento arriva al 60% dello stipendio preso e un aumento sullo stipendio, è ovvio quello che sceglie qualsiasi cittadino preoccupato per il proprio futuro. L’uscita dal mondo del lavoro, in questo modo, viene allontanata e al tempo stesso l’Inps risparmia su un certo numero di pensioni.
Addio al meritato riposo
Un tempo si lavorava per molti anni, è vero, ma c’era la speranza del meritato riposo. Ora, invece, il pensionamento è diventato un calvario che ogni lavoratore deve compiere prima di potersi godere, ormai stanco e usurato, di qualche anno di quiete dopo una vita senza prospettive.
Si passa, quindi, da un lavoro massacrante che non permetteva di avere le forze per godersi la vita, a un riposo che solo in rari casi permette uno stile di vita dignitoso e il potersi permettere qualche sfizio in più.
La via intrapresa dal Governo sembra essere in netto contrasto con quanto promesso in campagna elettorale: si parlava di una cancellazione della legge Fornero e ci troviamo, invece con requisiti che man mano diventano più rigidi.
La cancellazione della Fornero è fuori discussione
I pochi che si erano fatti una propria idea, senza credere alle promesse dell’esecutivo, sapevano già che la Legge Fornero non può essere cancellata dall’oggi al domani. Per farlo serve studiare una legge previdenziale che consenta la stabilità della previdenza italiana. Per forza di cose, quindi, qualsiasi cosa verrà dopo la Fornero sarà peggio, sarà più rigida, più penalizzante e più odiata di quanto lo sia l’attuale legge previdenziale.
E deve essere così per forza, non c’è scelta, perché o si frenano i pensionamenti anticipati o il sistema pensionistico italiano implode. Non è colpa dell’attuale governo, non è colpa delle legislature passate, è colpa di una storia che ha portato a versare le pensioni d’oro e a permettere i baby pensionamenti. Ora si pagano i conti per le scelte del passato di cui hanno potuto godere i pochi eletti che ci sono rientrati.
E appare un sogno il pensionamento a 61 anni degli uomini e a 56 anni delle donne, ma era previsto solo 32 anni fa, quando è entrata in vigore la Legge Amato che ha inasprito i requisiti di pensionamento. Dopo a inasprirli ancora ci ha pensato la Legge Dini con l’introduzione del sistema contributivo e la Legge Fornero del 2012 è servita solo a tirare un colpo di grazia a un sistema previdenziale che già era malato terminale.
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