I soldi per le pensioni non ci sono, ecco a quando slitta la riforma

Luca
Pensioni: cosa aspettarsi nel 2025? Scopri le possibili proroghe della quota 103 e l’introduzione della quota 104 nel prossimo anno.
riforma pensioni

Nonostante per il 2024 sia stata prevista una quota 103 penalizzata dal ricalcolo contributivo, questa misura finirà al termine dell’anno e senza nuove risorse da stanziare non sarà rinnovata nel 2025.

Il Governo sta ora lavorando per capire quale soluzione prendere per il prossimo anno perché a quanto pare le coperture per una riforma strutturale delle pensioni al momento non ci sono e l’intervento che porterebbe al superamento della Legge Fornero slitta al 2026.

Quali possibilità per la pensione 2025?

Per il 2025 resta in forse una possibile proroga della quota 103 (con nuove penalizzazioni?) o l’introduzione a una quota 104 (63 anni +41 anni di contributi o 62 anni + 42 anni di contributi?).

L’esecutivo in questo momento, e va detto, a tutto pensa fuorché alle pensioni, concentrato com’è sulla tornata elettorale dei prossimi mesi. Il tema delle pensioni è sparito dall’agenda del governo, sintomo che si tratta di uno degli argomenti che in questo momento è di minore importanza. Dello stesso avviso non sono le migliaia di lavoratori che attendono con ansia di sapere la propria sorte e di comprendere per quanti anni ancora devono rimanere in servizio prima di poter accedere alla pensione.

In ogni caso, negli ultimi anni, quando si parla di riforma di pensioni non si affronta mai il discorso di una riforma strutturale che vada realmente a intaccare la Legge Monti-Fornero che, almeno a nostro avviso, a oggi risulta essere la più conveniente per andare in pensione, visto che non prevede penalizzazioni sull’assegno.

Quel che ci chiediamo, vista la mancanza di risorse finanziarie, è perché il governo si ostini a voler creare delle misure sperimentali e a tempo che poi non consentono chissà a quanti lavoratori l’accesso alla pensione: spendere risorse per permettere a una manciata di lavoratori di accedere alla pensione un anno prima (perché la quota 41 non è che consenta chissà quale anticipo e prevede anche una pensante penalizzazione) piuttosto che pensare a “risparmiare” coperture per qualche anno e affrontare, poi, il discorso di una riforma strutturale che apra le porte al pensionamento anticipato a una più vasta platea di lavoratori.

L’impressione è quella che il governo in qualche modo, pur non facendo nulla di concreto, voglia dimostrare di essere intervenuto anche in ambito previdenziale, anche se in realtà la maggior parte dei lavoratori per pensionarsi, poi, deve ricorre alla vecchia, cara, Legge Fornero.

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