Riforma pensioni, ecco 3 cattive notizie

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Riforma pensioni, ecco i motivi per cui è vietato essere ottimisti.
Riforma pensioni

La riforma delle pensioni continua ad essere argomento di interesse collettivo. Il Governo Meloni ha tra le sue priorità la riforma del sistema previdenziale. I cittadini invece, aspettano ansiosi il superamento della riforma Fornero. Ma cosa potrebbe accadere già dal 2025 sulle pensioni? Ecco il punto della situazione. E cosa c’è di vero tra le tante notizie che si sentono.

Il quadro della riforma delle pensioni oggi

Per la riforma delle pensioni, ecco 3 cattive notizie con cui fare i conti. Perché a dire il vero notizie positive all’orizzonte non ce ne sono. Partiamo inevitabilmente dall’ipotesi quota 41 per tutti. La misura non ha perso le sue possibilità di essere varata. Perché resta sempre in piedi come principale ipotesi da inserire dentro l’altrettanto ipotetica riforma delle pensioni. Solo che non si parla più di una misura neutra come calcolo. Perché ormai non si parla d’altro che di una quota 41 contributiva. Significa una quota 41 calcolata con il penalizzante sistema. Sono due le cose che di fatto obbligano a renderla penalizzante. Senza tagli di assegno non sarebbe una alternativa alla pensione anticipata, ma la sostituirebbe in pieno. E poi, le casse statali non consentono voli pindarici per misure troppo favorevoli come età di uscita dal mondo del lavoro.

Riforma pensioni, ecco perché non sarà come tutti la sognavano

Se quota 41 per tutti è la prima brutta notizia, non può essere diversamente lo scatto di due o tre mesi che anche pensioni di vecchiaia e pensioni anticipate avranno dal 2027. Infatti dopo l’aumento del 2019, con i noti 5 mesi in più, l’aspettativa di vita tornerà a fare salire i requisiti per tutte le misure. Allontanando ancora di più le pensioni dei lavoratori. Infine, opzione donna, Ape sociale e quota 103 sono misure che potrebbero cessare nel 2024. Probabilmente il 31 dicembre prossimo scadranno tutte queste misure che anche se discutibili e per pochi contribuenti, oggi rappresentano delle valide alternative ai requisiti ordinari.

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