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Lollobrigida e La7, ecco le ultime sui dazi e le nuove critiche

Oggi pomeriggio su La7 durante Tagadà, talk show politico condotto da Tiziana Panella ecco uscire una risposta piccata anche se non aggressiva o fuori luogo secondo noi, da parte del Ministro Francesco Lollobrigida ad un inviato di La7. Motivo? I dazi di Trump e l’operato della Premier Giorgia Meloni. Un argomento divisivo a livello nazionale, che divide anche opinionisti e intellettuali oltre che giornalisti e politici. Nello specifico da una parte vengono mosse accuse e critiche a ciò che la Meloni ha saputo fare sulla querelle dazi a partire dalla visita da Donald Trump alla Casa Bianca. Da un altro lato c’è chi tesse le lodi della Premier. Ma chi ha ragione?

Lollobrigida e La7, ecco le ultime sui dazi e le nuove critiche

Quando non era ancora stato programmato il viaggio della Premier Meloni da Donald Trump alla Casa Bianca molti giornali, molti opinionisti e intellettuali parlavano di una Premier isolata, in balia delle onde, indecise se stare con Trump o con l’Europa e così via dicendo. E su La7, da una trasmissione all’altra la tiritera è stata sempre questa. La Premier non conta nulla e non conta nulla nemmeno l’Italia. Tanto è vero che alla Casa Bianca furono ospitati Macron e Starmer per Francia e Regno Unito (ma in entrambi i casi era la guerra in Ucraina il motivo non i dazi) ma non la Meloni. Poi arriva la notizia del viaggio della Meloni. E allora ecco parlare prima di un viaggio inutile, visto che fu calendarizzato a dazi già messi.
E proprio durante alcune puntate di Tagadà, ecco sottolineare il fatto che probabilmente la richiesta di audizione alla Casa Bianca era stata presentata dalla Premier mesi prima, ma solo dopo tanto accettata. Una specie di riduzione del valore della nostra Premier come sempre dalla rete di Cairo più volte è stato messo in atto. Basta ricordare le ospitate di Matteo Renzi che sulla presenza di Meloni all’investitura di Trump (unica leader europea presente) continuava a ribadire la marginalità della Premier (la definì una majorette). O Massimo Giannini, firma di Repubblica che sottolinea come la Meloni era in settima fila quel giorno ospite dell’insediamento di Trump.

Meloni da Trump, cosa si diceva prima, cosa si dice dopo

Quando arrivò la notizia di Meloni ospite alla casa bianca il 17 aprile, ecco che c’era chi si chiedeva come ci andasse. Se ci andava per cercare di limitare i danni dei dazi solo per l’Italia o come portavoce europea. Criticando l’eventuale “gita” per interessi nazionali e non europei. Poi alla fine ecco l’esito. Trump che fino a quel momento non aveva voluto incontrare membri della Commissione Europea, accetta di partecipare eventualmente ad un incontro a Roma, su invito della Meloni. Di cui lo stesso Trump tesse le lodi e usa trattamento riservato davvero a pochi. Invece in Italia questo rapporto viene criticato ancora una volta duramente. La Meloni bacia la pantofola di Trump. La Premier si piega a Trump e chi più ne ha più ne metta. Durante i funerali di Papa Francesco ecco altre critiche, perché la Meloni non era in una foto con Trump, Zelensky, Macron e Starmer.

I meriti della Premier per qualcuno sono demeriti

Più che critiche sui contenuti dell’operato del governo Meloni, critiche che mirano a minimizzare ciò che fa l’esecutivo. Eppure è indubbio che l’avvicinamento tra USA e Europa, che probabilmente presto sarà oggetto di un summit (non si terrà forse a Roma come inizialmente era stato previsto), è nato all’indomani del viaggio della Premier alla Casa Bianca. Eppure adesso non è più reputato sufficiente il fatto che la Meloni è uscita da Washington con parole dolci di Trump (senza il trattamento Zelensky per esempio). Perché ieri al Ministro Lollobrigida un giornalista di La7 ha detto che i risultati sperati non sono arrivati dopo l’incontro della Premier. Eppure i dazi al 20% sono stati congelati (anche se prima del viaggio della Meloni da Trump) e sono rimasti solo quelli al 10%. Il giornalista ha incalzato dicendo che di fatto ha fallito l’iniziativa la Meloni. Critiche a prescindere quindi, in qualsiasi direzione vada l’operato della Premier.