Riforma pensioni 2024 e 2025, con le quote addio lavoro prima?

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Le pensioni a quota, ecco da dove parte la riforma delle pensioni.
Riforma pensioni

La riforma delle pensioni ormai è un argomento bollente di queste giornate calde dell’estate 2023. Anche se sono evidenti le difficoltà che ha il governo per varare una vera riforma del sistema, l’argomento continua a tenere banco. I sindacati continuano a fare richieste ed a manifestare scontento sulle scarne risposte che il governo offre loro. Ma sembra che ormai l’argomento centrale sulle pensioni siano delle misure a quota. Perché la via delle quote sembra essere quella che si può utilizzare per dotare il sistema di misure flessibili e anticipate di pensionamento.

La quota 103 anche in futuro? forse si può anche andare indietro al 2019

Nel 2023 il governo ha introdotto la quota 103. Si tratta di una misura che consente le uscite dal lavoro a partire da una età di 62 anni ed una carriera contributiva di 41 anni. Scadenza della misura il 31 dicembre 2023, ma si parla di rinnovo. Ma nel 2019 e così fino al 2021, c’era la quota 100. Misura che consentiva le pensioni a partire dai 62 anni di età con 38 di contributi. Anche un ritorno a quella misura è argomento che piace. La quota 102, che è stata in vigore solo nel 2022, cioè tra la fine di quota 100 e il varo di quota 103, piace meno. Perché permetteva uscite a partire dai 38 anni di contributi come la quota 100, ma solo a partire dai 64 anni di età.

La quota 96 insieme alla quota 41 per tutti

pensioni

Varare una misura che prevede la pensione al raggiungimento di una quota sommando età e contributi sembra la via ottimale per dare flessibilità al sistema. A tal punto che pure la vecchia quota 96 torna in auge. Perché a partire dai 60 o 61 anni di età con 35 di contributi con questa quota, sarebbe un’altro passo importante verso la riforma delle pensioni. Soprattutto se si affianca anche la quota 41 per tutti. Misura che consentirebbe a tutti i lavoratori indistintamente di centrare la pensione una volta versati i 41 anni di contributi previsti ed a qualsiasi età.

Penalizzazioni di assegno

Ogni misura prima citata però significa far spendere soldi allo Stato. Perché mandare prima in pensione i lavoratori, fa spendere soldi. Ecco perché per ogni misura si pensa a renderle meno appetibili. Ma se uscire prima dal lavoro è sempre appetibile, come si fa a rendere le misure meno sfruttabili? intervenendo sugli importi delle pensioni. Perché è evidente che imporre per esempio un calcolo contributivo a chi va in pensione prima, significa metterlo di fronte ad un bivio. Restare al lavoro e puntare ad una pensione più alta di importo per il resto della vita o uscire prima sacrificando parte dell’assegno? Stesso bivio questo per eventuali tagli di pensione in base a quanti anni prima si lascia il lavoro rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia.

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