Chi dovrà restituire il bonus 100 euro 2022, e perché ciò accade

Mario nava
Cambiano gli scaglioni Irpef e cambiano anche le modalità di erogazione del bonus 100 euro, col rischio di doverlo restituire
aumento stipendio

Il bonus 100 euro in busta paga è ancora una costante per molti lavoratori italiani. Il nuovo bonus Irpef che ha sostituito il vecchio bonus 80 euro di Matteo Renzi, ormai è a regime. Ma con la riforma del Fisco e con le novità introdotte quest’anno, a partire dal cambio di aliquote con riduzione da 5 a 4 per gli scaglioni, inevitabile che anche il trattamento integrativo (altro nome del bonus Irpef 100 euro), subisce novità.

Il suo collegamento alle detrazioni spettanti infatti, espone al concreto rischio di dover restituire il bonus. Con tutte le problematiche relative al fatto che una volta incassato, il bonus viene speso e che la restituzione può diventare difficile per chi non lo mette da parte.

Chi dovrà restituire il bonus 100 euro 2022

Il bonus Irpef è quel trattamento integrativo che esce fuori dal taglio del cuneo fiscale. In pratica a determinati lavoratori spettano 100 euro di bonus al mese. Ma non a tutti e non i misura uguale.

Le tre vie per richiedere il trattamento integrativo sono tutte utilizzabili. Ma è il lavoratore a dover scegliere. SI può richiederlo mese per mese in busta paga. Oppure si può optare per il conguaglio a fine anno. O ancora, può optare per rinunciare al trattamento integrativo per mano del datore di lavoro, e regolarizzarlo con il 730 o con il modello Redditi PF, cioè con le dichiarazioni dei redditi.

Le grandi manovre fiscali del governo e i dubbi sul bonus 100 euro

Assegno unico per i figli sotto i 21 anni e riforma dell’Irpef sono le due grandi novità. E sono novità importanti perché riguardano tutti i lavoratori. L’assegno unico ridisegna tutto il settore delle detrazioni fiscali. I nuovi scaglioni Irpef invece rivedono la tassazione sui redditi di milioni di italiani.

La nuova tassazione e il nuovo assegno unico promettono risparmi e maggiori utili per i lavoratori. Ma per quanto riguarda il bonus 100 euro  alcuni conservano il diritto, altri lo vedono ridotto ed altri ancora lo perdono.

Per il primo scaglione reddituale fino a 15.000 euro non è cambiata l’aliquota e quindi pochi problemi si manifestano. Diverso il caso del secondo scaglione che è quello per i redditi da 15.000 a 28.000.

Per quanto riguarda i lavoratori che per redditi prodotti si trovano nel secondo scaglione il bonus 100 euro resterà fruibile,  ma commisurato e collegato alle detrazioni effettivamente fruite.

Come capire se il bonus spetta o no ed in che misura

È sceso da 28.000 euro a 15.000 euro il limite di reddito complessivo per ottenere il bonus Irpef da 100 euro al mese. Quindi il cosiddetto trattamento integrativo oggi spetta a chi ha redditi sopra i 15.000 euro e fino a 28.000 euro a questa condizione:

“Se la somma delle detrazioni (per carichi di famiglia, per reddito da lavoro dipendente e assimilati, per interessi passivi mutuo, spese sanitarie, interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica e così via) è superiore all’imposta lorda”

L’importo massimo del bonus è 1.200 euro, cioè 100 euro al mese per 12 mesi. Ma più nello specifico va detto che tale benefit è pari alla differenza tra la somma delle detrazioni  e l’imposta lorda.

In altri termini, hai 3.000 euro di detrazioni spettanti e una imposta lorda di 2.500 euro? il bonus è pari a 500 euro e non a 1.200 euro. Evidente che per chi ha scelto l’erogazione in busta paga mese per mese, occorrerà restituire il maggior bonus percepito e non spettante.

E dal momento che non sarà possibile per il datore di lavoro andare a calcolare l’esatto ammontare di imposta lorda e detrazioni se non a fine anno, il rischio di un bonus erogato in più riguarda una platea di lavoratori più ampia di quella immaginabile.

Segui Pensioni&Fisco su Google News, selezionaci tra i preferiti cliccando in alto la stellina
Configura Cookie