Pensione a 62 anni o con 37,10 di contributi anche nel 2023, 2024 e 2025: ecco le novità

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Pensione a 62 anni o con 37,10 di contributi fino al 2025 con alcune novità previste dal decreto Milleproroghe.
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SI può andare in pensione a 62 anni o con 37,10 di contributi? Sembra strano ma per i prossimi 3 anni per qualcuno sarà possibile. Con il decreto Milleproroghe il governo Meloni oltre a determinate misure fiscali interviene in materia lavoro e pensioni. E per esempio una misura che grazie ai datori di lavoro consente il pensionamento 5 anni prima, viene confermata non solo fino al 31 dicembre 2023, ma anche per gli anni 2024 e 2025. Ma oltre alla proroga, anche un cambio di rotta che facilita le aziende nell’operazione, rendendo più appetibile il mandare in pensione prima i lavoratori ed assumerne di nuovi, come la misura prevede. Il datore di lavoro deve riconoscere un’indennità mensile ai lavoratori interessati dopo accordo con i sindacati. Si tratta del cosiddetto esodo che riguarda aziende almeno 50 dipendenti. Ecco le novità e cosa significano per il lavoratore.

Pensione a 62 anni o con 37,10 di contributi anche nel 2023, 2024 e 2025: ecco le novità

Nuove regole dal contratto di espansione per quelle aziende che a fronte dei prepensionamenti, si impegnano ad assumere almeno un lavoratore ogni tre pensionati. Sconti sul versamento da parte delle imprese per 12 mesi, questa la novità introdotta. E se la metà dei neo assunti è sotto i 35 anni di età, sconto che si prolunga di ulteriori 12 mesi arrivando a 24. Una possibilità che riguarda imprese a partire dai 500 addetti.

La guida al contratto di espansione

La pensione 5 anni prima è una soluzione di comodo che possono utilizzare molti lavoratori che sono in servizio con determinati datori di lavoro. In pensione a 62 anni o con 37,10 di contributi anche nel 2023, 2024 e 2025. La novità è questa. Ed è una possibilità che prescinde da riforme, nuove misure e scivoli. In parole povere, andare in pensione a 5 anni di distanza dal fatidico raggiungimento dei 67 anni di età è possibile. Ma lo è anche 5 anni prima di raggiungere la fatidica soglia dei 42 anni e 10 mesi di contributi della pensione anticipata ordinaria.

Pensione a 62 anni o con 37,10 di contributi con i contratti di espansione

La possibilità di accedere alla pensione ben 5 anni prima di arrivare ai 67 anni di età per la pensione di vecchiaia o ai 42 anni e 10 mesi della pensione anticipata ordinaria è offerta dai contratti di espansione. Il contratto di espansione è uno strumento pensionistico utile ad incentivare il ricambio generazionale e la riqualificazione del personale in imprese o aziende che vogliono raggiungere questi obbiettivi. Uno strumento che non ha simili oggi giorno nel sistema previdenziale. Serve passare da un accordo sottoscritto al Ministero del Lavoro da datori di lavoro e lavoratori, o meglio, dalle rappresentanze aziendali e da quelle sindacali.

Come funziona il contratto di espansione che non sempre vuol dire pensioni anticipate

Anche se spesso viene accostato a pensioni anticipate e prepensionamenti, il contratto di espansione può prevedere anche misure differenti. Per esempio, l’accordo tra le parti può riguardare anche semplicemente la programmazione di riduzioni di orario di lavoro o di sospensione delle attività lavorative a determinati lavoratori. Tipiche situazioni però che dal contratto di espansione vengono coperte da un trattamento di CIGS (Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria) che può arrivare fino a massimo un anno e mezzo non per forza di cose continuativo.

La pensione con il contratto di espansione, come funziona?

Ma la Cassa Integrazione non è certamente lo strumento che più viene ricondotto al contratto di espansione. La misura è collegata quasi sempre alle pensioni. Perché con questo genere di contratto si può scegliere di passare alla risoluzione anticipata del rapporto di lavoro per i lavoratori che si trovano a 5 anni di distanza dalla pensione di vecchiaia ordinaria o dalla pensione anticipata ordinaria. E cioè proprio a partire dai 62 anni di età o una volta arrivati a 37 anni e 10 mesi di contributi versati. L’azienda garantisce il finanziamento dell’assegno che al lavoratore arriva mensilmente dall’INPS come una normale pensione. E se il lavoratore interessato è colui che ha raggiunto i 37 anni e 10 mesi di contributi, c’è dell’altro. L’azienda copre anche i 5 anni mancati di contribuzione, con i cosiddetti figurativi. Il vantaggio per l’azienda, è doppio. Oltre a raggiungere gli obbiettivi del ricambio generazionale e della riqualificazione del personale c’è anche un altro vantaggio. Ed è anche quello di sfruttare i due anni di NASPI dei lavoratori a parziale copertura dei periodi di finanziamento dell’assegno di prepensionamento che l’INPS verserà allo stesso lavoratore.

Cos’altro conoscere della misura

La pensione liquidata è pari a quella maturata alla data di uscita. Prevede il pagamento di 13 mensilità per anno. Non si indicizza al tasso di inflazione. Non è reversibile in caso di decesso del pre-pensionato (anche perché per gli eredi in questi casi si applica ancora la pensione indiretta. Anche la tassazione non è quella tipica di un reddito da pensione, ma si applica quella sui redditi da lavoro. Il diretto interessato infine, con questo assegno di prepensionamento non gode di maggiorazioni sociali, integrazioni al trattamento minimo e quattordicesime.

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