Andare in pensione con misure nuove è il sogno di milioni di lavoratori che dal prossimo primo gennaio si ritroveranno senza uno strumento valido come la quota 100. E la riforma delle pensioni torna argomento centrale oggi 27 luglio. Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando ha convocato i sindacati e a parte le solite dichiarazioni di ottimismo per il futuro e di soddisfazione per le reciproche aperture a trattare, tutto sembra fermo ai nastri di partenza.
Le distanze come misure da varare sono ancora molteplici tra governo e sindacati. A margine dell’incontro di oggi infatti, alcune dichiarazioni dei sindacati dimostrano proprio questo.
Dalla UIL si sottolinea che è stata ripresentata la vecchia piattaforma
“Abbiamo illustrato al Ministro la piattaforma che Cgil, Cisl e Uil hanno presentato parecchio tempo fa. Flessibilità in uscita a partire da 62 anni, riconoscimento di 41 anni di contributi come elemento valido per andare in pensione, attenzione particolare nella costruzione del sistema previdenziale del futuro per i giovani e le donne. Ci aspettiamo una discussione collegiale all’interno del Governo, sappiamo bene che non è il Ministro Orlando a decidere, ci aspettiamo che Governo e partiti di coalizione diano risposte chiare”, sono queste le parole del leader della UIL, Pierpaolo Bombardieri.
Il Segretario generale Uil a margine del summit con il Ministro Orlando non ha usato mezzi termini indicando quali sono le richieste che anche oggi i sindacati hanno prodotto al governo.
Le misure care ai sindacati restano sempre le solite
Quota 41 per tutti è la prima misura che i sindacati vorrebbero. Una misura che sostituisca la pensione anticipata di oggi, che consenta a tutti i lavoratori di pensionarsi con 41 anni di contributi. Il tutto senza penalità, senza tagli di assegno e senza ricalcolo contributivo.
E poi la pensione flessibile a 62 anni con 20 di contributi. Anche in questo caso, zero penalità e libera scelta al lavoratore in base al suo reddito e al suo lavoro.